Regia di Louis Malle vedi scheda film
"Dieci anni, vent'anni, un'altra età, altri giorni. Come dormire e risvegliarsi morta. Dieci anni, vent'anni, senza pietà perchè io non ebbi pietà. Lo so che ti amavo, ti amavo e non pensavo che a te. Adesso diventerò vecchia, ma saremo ancora insieme, là, chissà dove, insieme... Lo vedi che non ci potranno separare? Lo senti, Julien?".
[Jeanne Moreau davanti ad una sua foto insieme all'amato Maurice Ronet]
Julien (Maurice Ronet) e Florence (Jeanne Moreau) sono amanti: insieme architettano l'omicidio di Simon (Jean Wall), marito di lei e datore di lavoro di lui. Il piano è perfetto e congegnato con diabolica precisione, Simon viene assassinato e nessuno si accorge di nulla. Ma nel momento di abbandonare il luogo del delitto Julien resta intrappolato nell'ascensore dell'edificio, mentre in strada la sua automobile viene rubata da un giovane ladruncolo. Iniziano i guai... All'alba della Nouvelle Vague Louis Malle esordisce nel lungometraggio con uno splendido e disperato noir, tratto dall'omonimo romanzo di Noël Calef (lo script è firmato da Malle e Roger Nimier, sceneggiatore del segmento francese di I vinti di Antonioni, sulla base di un primo adattamento curato dallo stesso scrittore): una tragica vicenda di amore (fou) e morte dalla suspense e tensione asfissianti, in cui Malle capovolge il tema hitchcockiano dell'innocente accusato di un crimine che non ha commesso trasformandolo in un colpevole accusato del crimine sbagliato, beffarda estremizzazione del noir d'Oltralpe alle dinamiche del delitto perfetto. Ascensore per il patibolo è un'opera accorata e struggente, ossessivamente perfida nel lasciar precipitare i destini dei suoi personaggi in uno spietato ed inesorabile vortice di dissoluzione, intrappolati nelle implacabili tele tessute dai tragici giochi del caso. Malle, accogliendo le istanze della nascente Nouvelle Vague, ne segue le sorti accompagnando con le movenze sinuose e avvolgenti della macchina da presa i loro passi disperati alla ricerca di un'ancora di salvezza a cui aggrapparsi, registrandone l'inquietudine esistenziale, i sentimenti, le pulsioni distruttive ed i malinconici rimpianti per gli errori commessi attraverso la sublime grazia formale di sequenze indimenticabili (la passeggiata notturna di Jeanne Moreau per le strade di Parigi o quella dell'interrogatorio di Maurice Ronet, immersa in un buio angosciante) e la cura smagliante della messinscena, dal cast magnifico, a partire dai due protagonisti principali fino ad un superbo e giovanissimo Lino Ventura nei panni del commissario di polizia incaricato delle indagini, al fascino delle atmosfere evocate dai suggestivi chiaroscuri della fotografia di Henri Decaë ed alla straordinaria colonna sonora firmata da Miles Davis, registrata di notte improvvisando davanti alle immagini del film (con, oltre alla tromba di Davis, Barney Wilen al sax tenore, René Urtreger al pianoforte, Kenny Clarke alla batteria e Pierre Michelot al contrabbasso).
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