Regia di Kôji Fukada vedi scheda film
Un futuro prossimo, un paese dell'Est in fuga dopo l'esplosione di una centrale nucleare. Una giovane europea malata attende di essere evacuata nella casa di vacanza, sola, anzi accompagnata dalla sua androide amorevole e con le gambe spezzate. Dal giapponese ottimo Fukada, un thriller poetico che inquieta e colpisce al cuore.
In un futuro non lontano, il Giappone si è trasformato in un territorio di fuga, da quando una organizzazione terroristica ha fatto saltare una parte di un impianto nucleare, rendendo tutto l'arcipelago come zona radioattiva, da cui tenersi alla lontana.
Le autorità organizzano da tempo piani di evacuazione che richiedono tuttavia molto tempo.
Una ricca ragazza di origine europea, trovatasi in Giappone nel periodo dell'attentato, attende con pazienza di comparire sull'elenco che la fara' tornare a casa. Nel frattempo la giovane si rifugia in quella che un tempo era una amena località di villeggiatura, presso una villetta di famiglia.
La accompagna solamente, in questo suo viaggio di attesa e relax, un Android e dalle sembianze femminili regalato alla giovane dai genitori europei. Una macchina efficiente e di compagnia che, tuttavia, a causa di un grave problema agli arti inferiori e l'impossibilità di poter essere riparata - considerata la situazione di emergenza - si sposta in carrozzina elettrica a ricarica solare svolgendo impeccabilmente il suo ruolo di "animale da compagnia".
Ma la giovane è in ansia perché soffre di una grave malattia, e teme di morire prima di ottenere il visto per lasciare quell'area.
Quando ciò avviene, l'androide vegliera' amorevolmente sulla sua padrona apparentemente addormentata, ma in realtà in via di lento progressivo disfacimento, imparando ad apprezzare fatti, situazioni, circostanze che provengono alla macchina come una sorta di istinto formato da vecchi ricordi o sensazioni scaturiti dai discorsi intercorsi con la sensibile padrona.
Accolto calorosamente al Certain Regard di Cannes 2016 con dramma familiare a sfondo giallo intitolato Harmonium, e regista piuttosto noto in Francia, ecco che torna, con una co-produzione franco-nipponica in realtà girata l'anno prima di Harmonium, il bravo cineasta Koji Fukada.
E lo fa con una storia intima molto intensa e delicata, che non rinuncia, da una parte, alla rappresentazione di elementi macabri (il disfacimento della carne ripreso con una lunga carrellata accelerata ma ininterrotta), ed ad una scansione dei tempi lunghi e riflessivi, non estranei ad una certa suspence: elemento, quest'ultimo, che lega assieme, con una certa disinvoltura, la vicenda esteriore della catastrofe nucleare, con i sentimenti e l'approfondimento introspettivo che si creano tra la protagonista ed il suo robot, dal momento in cui entrambi si recano nella casa di campagna.
Un film fine ed nel contempo inquietante, come riusciva ad esserlo lo stesso Harmonium, e che si perde con gran stile e capacità quasi ipnotica sul pubblico, indirizzato verso la contemplazione e l'attesa, tra boschi di canne di bambù e panoramiche seducenti di una foresta che sembra essere stata risparmiata dalla catastrofe, come insegna e induce a credere il ritorno sulle piante di bambù, dei loro tipici fiori rossi.
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