Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Da uomo, non posso fare a meno di identificarmi con il personaggio di Harvey Keitel: lo sbirro che prova simpatia per le fuggiasche, cerca di capirne le ragioni (non a caso, in una scena eliminata, chiede alla moglie se in certe condizioni potrebbe mai uccidere qualcuno), ne invidia la libertà, vorrebbe aiutarle, ma poi non può fare altro che assistere impotente al loro salto nel vuoto. Ciò detto, va da sé, il film è soprattutto un’esaltazione dell’amicizia femminile, della sua complicità esclusiva; gli uomini non sono una soluzione, né il marito prepotente e maschilista di Thelma né il compagno dolce e comprensivo di Louise: entrambi rappresentano comunque una vita normale, spenta, affogata nella banalità, nulla a che vedere con quell’esaltante immersione nel cuore dell’America che offre alle due l’occasione per riscoprire sé stesse. Ma senza proclami di orgoglio gay: tutto si concentra in quel bacio inatteso (?), prima del suicidio più disperatamente vitale mai visto sullo schermo. Purtroppo il film ha qualche battuta a vuoto proprio nei momenti che dovrebbero essere i suoi punti di forza, ossia i duetti fra le protagoniste (meravigliose Geena Davis e Susan Sarandon): a volte belli e toccanti (come quando viene fuori che anche Louise era stata violentata, perciò aveva reagito in quel modo e perciò bisogna evitare di passare per il Texas: un trauma tale da non poter essere raccontato a nessuno, neanche alla propria migliore amica), ma a volte semplice cicaleccio da comari (come quando le due discutono su come vivere in Messico). Però resta un grandissimo film, magnificamente realizzato, uno di quelli che si potrebbero vedere e rivedere senza mai stancarsi: per il cuore, le stelle sono 5.
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