Regia di Mosè Rodriguez vedi scheda film
Gabbiano Finnapola. Un nome come un altro. Per indicare un uomo che ci parla di sé, di quello che pensava di essere, di poter diventare, e che solo dopo ha capito. Bisogna camminare a lungo, e superare ogni ostacolo – soprattutto l’ultimo – prima di poter cogliere il senso di tutto quel viaggiare, tutto quel soffrire. I miti e le favole si raccontano ai bambini per farli sognare, o per mettere loro paura, ma il vero scopo è quello di comunicare realtà che si manifesteranno solo molto più tardi, ad un pensiero adulto stanco di immaginare, di inseguire mille fantasie. È successo anche a Gabbiano, che, per tanti anni, è fuggito invano: o forse no, ha fatto bene, ha raggiunto il traguardo, essendo corso dietro all’unica illusione per cui valesse la pena di sbagliare, di perdere la testa, di sentirsi spezzare il cuore, di avvertire, dentro di sé, il dolore di quella inevitabile sacra crepa. Il cortometraggio autoprodotto da Mosè Rodriguez è il caleidoscopico flashback su una vita attraversata con ostinata incoscienza, con gli occhi chiusi, con la mente e il corpo piegati al seducente ed istintivo incanto della nostra umana normalità. Un’esistenza ordinaria, che, tuttavia - ma lo si scoprirà solo a posteriori – è dominata da un enorme inganno: quello di chi si crede al riparo dal Mistero, nel momento in cui prolunga, nel confronti della (s)fortuna, l’atteggiamento docile del figlio che ascolta i genitori, le loro storie, i loro consigli, la loro musica, le loro risate. Tutto comincia in un piccolo nido d’amore, in cui si è convinti di poter rimanere ancora, per quanto ciò faccia male; ma il percorso si conclude, sempre, nel territorio dell’oltre: un approdo che ci fa diventare grandi, immensi più del nostro destino, perché imparentati col nulla che spiega ogni cosa. Questo film presenta il passaggio nell’aldilà come un guizzo lungo e faticoso, fulmineo solo nell’estremo, decisivo tratto del volo. In un attimo, la banalità si trasfigura, e subito ci rendiamo conto che è stato, in fondo, merito nostro. Di noi che siamo stati così pigri da arrenderci, da rassegnarci ad essere noi stessi. Ed abbiamo, semplicemente, avuto l’umiltà di partecipare al gioco. Un po’ da vittime, un po’ da eroi.
Perché si muore, presentato nel 2013 alla seconda edizione del contest L’immagine del suono (Cinevox Records), si è aggiudicato i premi per il miglior cortometraggio, la migliore sceneggiatura, la migliore scenografia e il miglior attore (Dario Leone), oltre al premio Pulispei.
Mosè Rodriguez – che ha recentemente diretto il videoclip ufficiale del singolo Colpisci di Neffa, interpretato da Valentina Lodovini – è una giovane promessa del cinema italiano.
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