Regia di Carmine Amoroso vedi scheda film
Se lasci del tutto sulle quinte il fatto che quella del porno è ed è stata innanzitutto un'industria, può anche darsi che la storiella secondo cui esso nacque, in Italia, come reazione a un'etica doppiamente puritana - quella cattolica in primis, ma anche quella di matrice comunista - possa risultare convincente. Prova a proporci questa versione Carmine Amoroso, che dopo l'esordio marcatamente queer di Come mi vuoi ci aveva lasciato otto anni fa con quel gioiellino di Cover boy. Qui siamo in piena zona documentario, con immancabili testimonianze di personaggi più o meno probabili (oltre a prezzemolo Mughini, ci sono Lasse Braun, che si attribuisce il ruolo di pioniere mondiale dell'hardcore, un'ammucchiata di transgender nient'affatto banali per la gioia della comunità LGBT, Marco Pannella - che negli anni '80 portò Ilona Staller, alias Cicciolina, in parlamento -, l'autrice di Porci con le ali Lidia Ravera, la fondatrice dei Living Theatre Judith Malina e poi il grande Achille Bonito Oliva e, ça va sans dire, Riccardo Schicchi) che raccontano un'epoca di radicale trasformazione del nostro paese, passato in breve tempo dalla censura alle kermesse pubbliche e, a loro modo rivoluzionarie, come i riti collettivi di Parco Lambro o il festival della poesia di Castel Porziano, vero antesignano del vaffa day grillino. A questa rivolta di costume collettiva parteciparono anche registi come Marco Ferreri e Bernardo Bertolucci, autori che - con film come L'ultima donna e Ultimo tango a Parigi (con quell'aggettivo - ultimo - che li rendeva estremi già dai titoli) - ingaggiarono asperrime lotte con la giustizia. Il documentario, con buon ritmo, leggerezza e ampiezza di considerazioni sociologiche, ricostruisce quella stagione di fermento gettando una luce tutt'altro che fosca su un fenomeno del quale è tuttavia impossibile tacere l'aspetto mercantile.
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