Immagini sbiadite, raddoppiate, tremolanti; il prodotto di una ripresa con camera stenopeica, arcaico macchinario suggestivo nella sua imperfezione.
Tredici minuti e una manciata di secondi: tanto dura Film stenopeico, ammasso di riprese amatoriali - per lo più domestiche - realizzate da Paolo Gioli fra il 1973, il 1981 e il 1989, montate quindi insieme senza un filo comune. Questo anche perchè difficilmente potrebbe trovarsi una trama fra immagini di tanto misera qualità e per di più in muto, completamente prive di qualsiasi commento sonoro; ma ciò che qui interessa a Gioli, artista visivo, pittore, fotografo, in primis sperimentatore, è soltanto 'suggerire', offrire uno sguardo diverso sulla quotidianità tramite la camera stenopeica, arcaico macchinario apparentato con il proto-cinema che fu. A incollare insieme i vari frammenti che costituiscono l'opera, ecco una serie di didascalie che indicano l'oggetto delle riprese: finestra, orologio, corpo e via dicendo. 4/10.
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