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Una bella grinta

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Una bella grinta

di Dany9007
8 stelle

Le controversie del boom economico erano già emerse nel cinema degli anni ’60: Dino Risi (Il sorpasso, I mostri e, anche se non accreditato Il successo), Elio Petri (Il maestro di Vigevano), Ermanno Olmi (Il posto), Vittorio De Sica (Il boom), tanto per citarne alcuni avevano già mostrato in modo più o meno polemico o più o meno graffiante i lati di un periodo florido economicamente, ma che accanto a sé portava tante controversie: dall’abbandono delle origini di un paese ancora strettamente legato ad un mondo contadino (proprio come il protagonista di questo film), alla rapacità degl individui nel dover vedere realizzati degli obiettivi meramente economici. Dalla seconda metà degli anni ’60 il miracolo economico italiano si incrina ulteriormente e per dati oggettivi, la notoria congiuntura rappresenta la prima inversione di tendenza del nostro pil ed emergono più tangibilmente le crepe del tessuto industriale cresciuto così rapidamente. Con Una bella grinta ci tuffiamo proprio nel 1965, siamo nel bolognese e seguiamo la parabola del giovane industriale Ettore Zambrini: spregiudicato ed arrogante ma anche ferocemente dedito a veder materializzato il suo successo sta acrobaticamente cercando di dilazionare la pressione dei creditori sulla sua azienda tessile in crisi; crisi a cui risponde con un enorme investimento per la realizzazione di un nuovo stabilimento. La montagna di debiti, cambiali in scadenza, stipendi da erogare si interseca con la tragedia familiare di Zambrini, il quale apprende che la moglie, con la quale il rapporto era già in crisi, lo tradisce con uno studente. La reazione di Ettore è però quella di prendere tutto di petto così come ha fatto con gli affari: l’avversario in amore è da eliminare ed i creditori da prendere in contropiede con ogni mezzo. Se si possono avvertire degli squlibri nell’evoluzione della vicenda, bisogna ammettere che Montaldo riesce a dare un ritratto del suo personaggio che difficilmente si dimentica. Per quanto bruttino il titolo della pellicola effettivamente Zambrini è un personaggio volitivo e spregiudicato e dunque grintoso fino al parossismo. Ancora oggi colpiscono i suoi colpi di coda con cui affronta delle situazioni disperate, lasciando di stucco il suo mite contabile quando i pochi quattrini raggranellati finiscono non a colmare i debiti ma a farne di nuovi (“che differenza fa se fallisco per 100 o per 130 milioni?”). Emerge concretamente una logica, purtroppo sempre più moderna nel mondo del business, in cui una persona sull’orlo del fallimento può persino ricattare i suoi creditori. Salvatori si spende parecchio in questo personaggio mai simpatico che si abbuffa al ristorante così come sugli affari, che deve prevaricare sugli altri consapevole di essere in un contesto di trame e di speculatori altrettanto voraci. È emblematico come altri industriali riconoscano coraggio e fiuto nelle iniziative di Zambrini, il quale però è anche circondato da potenti nemici. La parte privata della vicenda, sebbene coerente con lo sviluppo tragico del personaggio è forse un po’ più superficiale, con l’acme della storia che si consuma con l’omicidio del rivale. Molto bella la sequenza del rientro in famiglia da parte di Ettore, il quale, facendosi liquidare la sua quota di eredità, taglia metaforicamente ogni legame con quel mondo contadino da cui proveniva. Come constatato da molti, Montaldo rimarrà in un certo senso affezionato a questa vicenda, tanto da rielaborarla 45 anni dopo con il film L’industriale, spostando l’ambientazione in un’affascinante e gelida Torino ormai post industriale. Sempre sull’argomento e sul disorientamento nei valori del mondo imprenditoriale il film mi ha portato a pensare ad una pellicola che sarebbe stata realizzata 8 anni dopo con Jack Lemmon: Salvate la tigre. Anche in questo caso abbiamo un imprenditore a caccia di finanziamenti la cui giornata si sviluppa tra compromessi etici e riflessioni sulla sua vita.

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