Regia di Gene Saks vedi scheda film
Quanto era bella quella New York! Il Greenwich village un po' bohemienne, gli alberi rigogliosi di Central Park, l'aria frizzante della primavera, la gita in battello sulla baia, una brioches da Tiffany e le passeggiate notturne, Gershwin, gli appartamenti piccoli e le biblioteche grandi, negozietti sfiziosi e stabili senza ascensori. Sarà mai esistita quella New York? Forse nell'incipit di "Manhattan". Forse solo lì. Io la vidi nell'agosto del 1992: trasandata, falsamente turistica/non-turistica (soprattutto i quartieri "etnici" Little Italy, Chinatown, pure Harleem!), nebbiosa, fredda, la Statua della Libertà che ti sembra una miniatura ed invece è l' originale, le Torri Gemelle esagerate (non è corretto dirlo? Ma era così) così come la Trump Tower dorata, Central Park un acquitrino. I negozi troppo costosi (allora, il dollaro era fortissimo). Tutto troppo americano. Poi negli anni ci ripensi: forse ero di umore sbagliato, magari fu colpa della pioggia insistente, americana New York? Ahh...e allora l'Oklahoma? L' Alabama? E poi l'11 Settembre: già performato a mito. Alla fine, quasi ti senti in colpa. "L'ho visitata male. Ero troppo giovane. Piace a tutti, perchè non a me? Forse è meglio di quanto me la rammenti". Che strani percorsi, che prendono i ricordi, a volte. Inconsciamente, il presente riesce a modificare pure il passato. O è il passato che condiziona il presente? Da ragazzina, adoravo "A piedi nudi nel parco". E' una delle mie prime immagini cinematografiche complete. Me lo sono sempre "sentito addosso": nei dialoghi, nelle contrapposizioni di caratteri, pure nelle scenografie un po' scarne, negli spazi stretti. Dopo tanti anni lo rivedo. E lo trovo: invecchiato. Molto invecchiato. "Sei tu invecchiata" mi ripeto. Ma la verità è addirittura peggiore: sono ringiovanita! Inopportunamente e senza scusanti. Così, sebbene molti pregi restino, in questa trasposizione di Gene Saks (soprattutto, la materia prima scoppiettante di un ispirato Neil Simon), altrettanti piccoli ma fastidiosi difetti emergono. Su tutti, una patina "falso-perbenista/ingenua" che proprio non mi va giù. Più che mai nella mezz'ora conclusiva: l'happy end è corretto ed in linea con il tono lieve, ma frettoloso, troppo sdolcinato e molto scontato nello svolgimento. "E' un film del 1967" penso tra me e me. Purtroppo però, si vede! Si vede, eccome. Le tematiche sono sempre attuali, ma a tratti troppo, proprio troppo, semplificate. Anche l'affiatamento dei protagonisti, tanto conclamato, mi pare non del tutto veritiero. L'interpretazione sopra le righe di Jane Fonda rimarca infatti un neo di scrittura: lo mancanza di equilibrio nella distinzione dei caratteri. Perchè, se Redford è un Paul affascinante ma ordinario, giusto un po' troppo compassato, come in effetti è corretto che sia; Corie, come delineata, è al limite delle follia, melodrammatica ed immatura, quasi insopportabile. Lo spettatore sorride, ma l'irritazione è in agguato. Fortunatamente, ad allontanarla, collaborano dei co-protagonisti impeccabili: imbarazzata, divertente e divertita Mildred Natwick, pazzerello redento Charles Boyer. Con la loro entrata in scena, il tasso di gioisa ilarità aumenta decisamente (vedasi camminate sui tetti/antipasti piccanti/ruzzoloni dalle scale). Non molto altro c'è da dire in effetti: scenografia essenziale, montaggio corretto ma nulla più, musica di gusto vagamente jazz di Neal Hefti (non male, ma certo non all'altezza di altri grandi compositori per cinema)
Paul e Corie, due giovani sposi, dopo una luna di miele di fuoco in un hotel newyorkese si trasferiscono in un appartamentino al quinto piano (senza ascensore) di una casa del centro: la convivenza, fra due persone profondamente diverse, non sarà facile. A complicarla (o facilitarla? Dipende dal punto di vista) la mamma della sposa ed un vicino un po' invadente. Ma alla fine, come giusto che sia, l'amore trionferà
Sufficiente
Bene
Mahh .... non so ...
Io voto per l' Ouzo
Spassosa
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