Regia di Armenia Balducci vedi scheda film
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Film ideologicamente un pò datato, perché legato ad una visione e schema di pensiero da PCI, del cinema di genere italiano anni '70, sceneggiato e diretto da Armenia Balducci; ma che però oggi farebbe incazzare un bel pò di gente che con il cinema poliziottesco italiano ci ha guadagnato venticinque anni dopo cariche e laute prebende, pure statali-festivaliere, ed applaudire agiografie cartacee di registi e attori di quel filone, portati al livello dei Don Siegel, Howard Hawks, John Huston, o John Garfield e Humphrey Bogart et alia.
Bersaglio degli strali macchiettistici e dell'ironia al vetriolo di un Volontè(bravissimo, nel ruolo più comico della sua intera carriera), è difatti un ex carabiniere mezzo mentecatto e limitato, non un poliziotto(già qui a perculazione del filone, in cui protagonisti erano quasi sempre poliziotti soli e rabbiosi, scomodi, commissari di ferro, e mai carabinieri), ferito in una azione di servizio, alla gola e da qui la sua voce chioccia, divenuto divo del cinema poliziottesco e opportunatamente con il nome d'arte, di "Divo Stark".
Ansioso per la sentita e imminente come nella realtà, fine (nel 1980) di quel tipo di film, egli tartassa pure la notte in albergo per non riuscire a dormire la sua controfigura/braccio destro/factotum Eddy/Glauco Onorato, visto l'insuccesso e le telefonate di alcuni fan in segreteria telefonica a spernacchiare, del suo ultimo film nelle sale, e per lui più ambizioso "Lotta feroce".
E vorrebbe persino iniziare a doppiarsi da solo pur con la sua nasale voce chioccia. Con somma incredulità del suo doppiatore abituale "il Bandini", "bravissimo" come dice lo stesso Stark ad un agognato provino con il regista Gian Luigi Rizzi, ed interpretato dal lui sì grandissimo in verità, Pino Locchi.
A tratti molto riuscito e da riscoprire assolutamente dopo una invisibilità totale e fuori dalla Cineteca Nazionale di oltre 40 anni, è evidentemente espressione di un super comunista come Volontè che detestava profondamente quel "cinema fascista, reazionario, belluino e cretino", come spesso e non soltanto da lui, erano recensiti e criticati sulle pagine dei quotidiani dell'epoca, quel tipo di film.
Che Volontè stesso ha interpretato ( almeno "lateralmente", come nel certo ben superiore per profondità e ambizioni, bellissimo, "Io ho paura"[1977], di Damiano Damiani. E che è quasi una versione angosciosa, drammatica di questo stesso film, e dell'angoscia da declino e prestazione- anche con le donne nel personaggio di una galvanizzante Dalila Di Lazzaro/Lauda-, che affligge "Divo Stark"), ma di cui qui fornisce una satira con molti bersagli colti dalle frecciate.
Per primo Maurizio Merli a cui per più di un particolare egli si rifà, e al contempo di essere un pò datato, ma proprio con il senno di poi e di quello che è successo con certa anche indiscriminata "rivalutazione" anni '99-2000, folgorante e irresistibile.
Nel finale però forse troppo preso e contestualizzato dal suo momento, il film non riesce a vedere la fine irreversibile di quel tipo di cinema "popolare" e filone, e anzi la nuova pellicola ulteriore di Stark è di nuovo un grande, completo successo da ovazioni e trionfi tiranti giù i cinema, ed egli può con il suo produttore e la sua abituale cerchia( il "sistema Stark" del titolo e da lui continuamente ventilato in terza persona, parlando come Alain Delon), ripartire per mille altre future, "fantastiche avventure".
Buona colonna sonora di Ennio Morricone, e fantastica piccola parte di Leo Gullotta, "lo Schioppa".
Eccezionale e va rimarcato, un divertentissimo e insospettabili come talento da "commedia di costume all'italiana" Volontè nel ruolo più da commediante- e in una rara scena di sesso e parziale nudo con la strastrapotta del tempo Di Lazzaro ripresa "novellizzata" su un Playmen- forse della sua intera carriera, dopo il Lulù Massa de(e la "scuola" è quella) "La Classe operaia va in paradiso".
Fu un sonoro insuccesso di pubblico che forse lo condannò all'invisibilità perpetua, insuccesso di pubblico come gli stessi ultimi epigoni del tipo di cinema e protagonisti, divi, che perculava.
John Nada
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