Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
La Guerra Civile Americana si è da poco conclusa con la resa della Confederazione, ma il colonnello sudista Jonas non si è arreso. Insieme ai suoi tre figli, Ben, Jeff e Nat, ed una donna, Kitty, si appropria, massacrando i soldati di scorta, di una enorme somma di denaro, che vorrebbe utilizzare per organizzare un nuovo esercito. Per viaggiare in tranquillità, si procura una macabra copertura. Nasconde i soldi in una bara, che finge occupata dalle spoglie di un ufficiale morto in guerra, dirette verso un luogo di sepoltura in compagnia della vedova inconsolabile, interpretata dalla donna. Il sotterfugio riesce, ma la sceneggiata non porta fortuna alla banda; le cose si complicano ancor di più nel momento in cui si rende necessario sostituire Kitty. Al suo posto, è ingaggiata con l'inganno da Ben, la gambler Claire. Nonostante i rapporti siano inzialmente tesi, tra Ben e la donna s'instaura un particolare rapporto, che incide sugli eventi successivi. Ho visto questo particolare spaghetti-western di Segio Corbucci incuriosito dai giudizi positivi, approfittando di un passaggio in TV. Ne ho apprezzato l'evocativa ricostruzione dei rapporti sociali successivi alla fine della guerra. I soldati nordisti sembrano aver rapidamente superato le divisioni generate dal conflitto; non mostrano alcuna animosità verso i reduci sudisti, ed anzi arrivano a trattarli da "compagni d'arme"; molto lentamente, anche tra i civili le ferite sembrano rimarginano. In questo contesto, e conoscendo la realtà storica, l'ostinazione del protagonista, il colonnello Jonas, conferisce al personaggio un notevole spessore tragico. L'uomo, freddo, impassibile, pronto ad ogni atrocità pur di attuare il proprio progetto, acquisisce poco per volta la consapevolezza dell'impossibilità di realizzarlo, anche grazie alla scarsa determinazione dei suoi compagni, divisi tra loro, e preda degli istinti. Il più ragionevole tra loro, Ben - interpretato dall'attore spagnolo Julian Mateos, vagamente somigliante a Tomas Milian - "mette giudizio" meditando di mettersi in salvo insieme a Claire (Norma Bengell), lasciando solo l'irriducibile colonnello Jonas (un glaciale Joseph Cotten). Il ritmo del film è altalenante; la prima parte non entusiasma, la seconda si fa più interessante; l'epilogo è prevedibile. La società del West, dopo la guerra, guarda avanti, non c'è pertanto alcuna possibilità di successo per l'idealista Jonas, che paga non tanto con la vita, quanto con la delusione, le sue colpe per il tanto sangue versato. Sfondi ed ambientazioni non proprio "sontuosi", come da canoni degli spaghetti-western. Benchè composta da Ennio Morricone, la colonna sonora non rimane impressa. Il film è piacevole, anche se non mi sentirei di consigliarlo a non appassionati del genere.
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