Regia di Eiichi Yamamoto vedi scheda film
Durante il medioevo, in un feudo imprecisato, la bellissima Jeanne sposa il povero ma onesto manovale Jean. La coppia, come da tradizione, dovrà offrire un tributo al signore del feudo e Jean intende pagarlo con il denaro ricavato dalla vendita della sua unica mucca, questo però non basta all'avido e dispotico sovrano che pretende denaro equivalente al valore di dieci mucche e, appurato che il giovane non dispone di tutto questo denaro, richiede un'altra cosa: la verginità di Jeanne, che viene stuprata senza troppe remore dal feudatario e dai suoi cortigiani mentre il marito viene cacciato a calci dal castello.
Il dramma consumatosi lascia la coppia sconvolta. Il desiderio di vendetta e la tristezza di Jeanne attirano il Diavolo che appare alla ragazza in forma fallica. Diventa subito chiaro che il Diavolo non è l'entità che porta il male in Terra ma è tante altre cose insieme: il simbolo della liberazione sessuale, intesa come veicolo per arrivare a una liberazione più grande, quella dall'autorità. Jeanne diventa una posseduta dal Demonio, una strega, una sorta di divinità della sovversione. Ma la sua metamorfosi non è completa.
Jeanne è ora una sorta di Femme Fatale che con il suo fascino è in grado di estorcere denaro ai più ricchi del feudo, salvando dalla fame il villaggio in assenza del padrone, che nel frattempo è partito per un'imprecisata guerra.
Jeanne diventa così una leader popolare e la cosa indispettisce la moglie del sovrano, rimasta a governare il feudo in sua vece. La signora del feudo, al ritorno del marito, riesce a convincere i popolani che Jeanne è posseduta dal demonio, la quale per poco non viene linciata da una folla inferocita. Riuscita a fuggire, Jeanne ha un secondo incontro con il diavolo, è colma di sofferenza, vuole vendetta, vuole che gli altri abbiano paura di lei, vuole diventare una donna terribile. Ora si compie la sua definitiva trasformazione in strega. Jeanne non prende coscienza della propria natura peccaminosa, perché il peccato non esiste. Ed è pronta a rientrare al villaggio, salvarlo da un'epidemia di peste e diventare una martire.
Belladonna of Sadness è un'opera inanzitutto psichedelica, pregna di un erotismo simbolico, che si avvale di veri e propri trip allucinogeni che mostrano immagini e personaggi usciti direttamente dagli anni sessanta, immagini grottesche e anacronistiche che rappresentano orge e sabba dal potere sovversivo e mai di natura edonistica, sequenze con in sottofondo brani degni dei Love o dei Jefferson Airplane. Psichedelia ma non solo, l'animazione è raramente fluida e scarsa, le immagini sono perlopiù statiche dove i colori e le forme dei fondali e dei personaggi richiamano vividamente l'arte espressionista, Egon Shiele ma anche la secessione viennese e Gustav Klimt e l'iconoclastia nipponica del periodo Edo. Non è certamente un caso che un'opera che prende così duramente posizione contro l'autorità e il potere costituito sia disegnata in un modo che richiama l'"arte degenerata".
Sesso e potere, libertà e autorità, Satana e il martirio. Repubblica contro tirannia. Il Diavolo non è più il maligno, è un rivoluzionario.
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