Regia di John Stockwell vedi scheda film
Cat Run è un film folle, nel senso che spazza via qualsiasi tabù, limite, convenzione e soprattutto il politicamente corretto, con tono apparentemente lieve e scanzonato, con senso dello humour, del paradosso e del grottesco, con sottile ironia e capacità di divertire in qualsiasi circostanza, anche la più tragica. Presenta un’umanità che di innocente non ha nulla, che esprime il peggio che di solito viene occultato e camuffato con ipocrisia, in questa sceneggiatura invece esplode senza ritegno, senza veli, spudoratamente. Il paradosso si esprime fin da subito, per contrasto con il giovane protagonista maschile (cuoco dilettante con scarso successo professionale e che si improvviserà detective privato), l’unico che nel corso della fitta trama conserverà fino alla fine la sua umanità, sembrando persino esageratamente equilibrato, intelligente e sensibile rispetto alla spregiudicatezza, cinismo e violenza che lo circonda. L’unica nota dolente è la sua spalla, uno stereotipo fin troppo abusato dalla cinematografia, il nero che deve divertire ad ogni costo, che spara battute in continuazione e che affronta con stupida leggerezza e bluff compulsivo ogni evento e circostanza. A volte diverte ma francamente avrei preferito un altro espediente. Per il resto funziona tutto, sfiorando anche la genialità, come il modo in cui viene tratteggiato il più interessante personaggio femminile del film (che non è affatto la Cat del titolo), la spietata killer ex agente dell’ MI6 inglese (Janet McTeer), che sembra un ibrido tra la casalinga di Voghera (come primo impatto visivo) e un’istitutrice teutonica di un collegio femminile svizzero, per poi trasformarsi in una spietata arma da guerra priva di scrupoli ed esitazioni e con intelligenza da vendere. Sarà lei l’ago della bilancia nella trama, quando le circostanze la indurranno a cambiare schieramento, altrimenti i giovani protagonisti non avrebbero avuto alcuno scampo nel confronto con le avverse forze in campo. La trama potrebbe sembrare fin troppo forzata (della serie “ogni riferimento a fatti reali è puramente casuale”) ma temo invece sia molto realistica e pertinente all’epoca attuale, l’esagerazione è funzionale allo scopo del film, che non si vuole prendere troppo sul serio ma che non disdegna di far riflettere. Personalmente ho molto apprezzato l’ambientazione di gran parte del film, avvenuta in Montenegro, paese per il quale nutro profonda ammirazione (intendo i luoghi e le genti, non la classe politica, che è pessima ovunque). Il dialogo è molto curato ed efficace, come le scene di azione, alcuni personaggi rimarranno indelebili per il loro geniale tratteggio, come il collaboratore d’ufficio della coppia di sgangherati e poco credibili detective privati, un reduce di guerra con tre arti amputati ma con una cultura, perspicacia ed agilità impressionanti. Un film che di primo acchito sembrerebbe puro cazzeggio e che invece sorprenderà piacevolmente.
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