Regia di Steno vedi scheda film
L'ingenuo gigante barbuto Banana Joe svela l'ingiustizia e la corruzione della società col suo candore; a questo poi aggiunge un bel po' di cazzotti. Divertente e intelligente, pieno di belle battute; la scazzottata "silenziosa" in chiesa, poi, è da antologia. Voto 7.
Il mitico Bud Spencer, accompagnato da un'indimenticabile canzone dei fratelli De Angelis, torna sul luogo del diletto (per i fans dei suoi film con Terence Hill), la colombiana Cartagena dove aveva già girato nel decennio precedente "...Più forte ragazzi!" e "Porgi l'altra guancia", e firma anche il soggetto del film. Le "Lettere persiane" e "Candido" forse sono un tantino più profondi, ma anche qui il pretesto dell'incontro di un individuo ingenuo o inesperto, come l'analfabeta Banana Joe che viene dalla giungla, con una società complessa, piena di contraddizioni e irrazionalità, offre il destro agli autori per una bella satira sociale del filone "illuminista", qui volta soprattutto a sferzare gli speculatori e la politica che li fiancheggia. Joe comprende alla fine delle sue peripezie che, commerciando in banane, forse non gli servirà coltivare l'orticello come Candido, ma la propria cultura sì, se non vuole che i prepotenti lo prendano per il naso; i concetti filosofico-umanistici che sottendono la pellicola vengono esposti da Banana Bud in maniera chiara, con poderosi sillogismi a base di cazzotti e sganassoni. Le risse comiche sono relativamente brevi rispetto ad altri film: è tuttavia tempo di qualità quello che Bud dedica nel corso della memorabile scazzottata in chiesa ai poveri scagnozzi del cattivone Torsillo, allorchè pochi ma sentiti (da loro) sberloni generano una sofferenza interiore tale da portarli sulla strada di un sincero pentimento (per non essere riusciti a schivarli).
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