Regia di William Brent Bell vedi scheda film
Una sorpresa gradevole questo horror che parte dagli stilemi della classica ghost story di marca britannica per approdare a qualcosa di completamente diverso. Tuttavia lo sviluppo della trama rivela pecche abbastanza clamorose e questo inficia il risultato finale.
Una giovane americana in fuga da una situazione personale piuttosto complicata accetta un incarico ben retribuito nella lontana Inghilterra per accudire il figlioletto di una ricca famiglia.
Ma quando arriverà nella magione immersa nella verde campagna inglese troverà una situazione a dir poco sconcertante: gli Heelshire, suoi datori di lavoro, sono una coppia in età piuttosto avanzata e riversano il loro affetto genitoriale non su un figlio vero ma su un bambolotto di ceramica che rappresenta un bambino di otto anni a grandezza naturale.
La vicenda assume poi connotati ancora più inquietanti dato che gli anziani coniugi decidono di partire per una lunga vacanza e lasciano così la bambinaia sola nella cupa dimora a prendersi cura del finto pargoletto.
William Brent Bell si vuole proporre come una delle figure emergenti dell'horror attuale e dopo alcune prove altalenanti decide di percorrere il sentiero del goticopiù tradizionale, cosa del resto intuibile fin dalle prime inquadrature: un'automobile percorre strade di campagna avvolte da boschi per approdare a un imponente maniero il cui aspetto non può non richiamare alla mente dell'appassionato del genere quelle case maledette che fanno parte della più genuina tradizione della cinematografia britannica del terrore.
Il regista propone dunque al pubblico una vicenda che sembra ripercorrere i canoni della classica ghost story, per poi spiazzarlo con un colpo di scena piuttosto azzeccato.
The Boy non brilla certo per originalità ma rispetto a una media del genere che, come ormai sanno tristemente tutti i suoi estimatori, si sta livellando sempre più verso il basso, riesce comunque a spiccare per vari motivi.
Intanto la mano del regista si rivela felice nella prima parte, grazie ad una eccellente scelta di tempi nella creazione di un'atmosfera di crescente inquietudine, atmosfera cui contribuisce in maniera determinante la figura del bambolotto la cui presenza viene dosata con il giusto equilibrio.
L'ambientazione poi è assolutamente azzeccata, un omaggio come detto sopra alla tradizione degli horror della Hammer, quella villa sperduta nella campagna inglese sembra uscita da un racconto di Edgar Allan Poe.
Dopo una prima parte molto compassata, la storia ha un'impennata decisa nel finale, grazie al colpo di scena sopra citato (e in merito al quale ovviamente non riveliamo nulla) cosa che in qualche misura fa “cambiare pelle” al film portandoci in territori più propri all'horror più recente.
In questo finale concitato si ravvisa (almeno a mio modesto parere) persino una citazione (o meglio, un omaggio) al cinema di John Carpenter (o meglio ad uno dei suoi titoli più celebri, e anche qui non andiamo oltre per non fare rivelazioni poco gradite).
Quello che non funziona invece è la parte di raccordo tra i due momenti di cui sopra, la situazione a un certo punto presenta aspetti talmente inverosimili da rasentare un umorismo involontario ed irritare lo spettatore più avveduto, e un paio di passaggi a vuoto poi sono piuttosto fastidiosi.
Insomma idea di base molto buona (partire da una situazione tipicamente riscontrabile nei film di genere di cinquant'anni fa per poi ribaltarla ponendo una prospettiva del tutto differente) ma non sviluppata in maniera altrettanto buona.
Nel complesso l'impressione che si ricava è quella di una pellicola che al di là di una godibilità immediata avrebbe sicuramente potuto avere una costruzione migliore. Per tale motivo il film merita una sufficienza piena ma non di più.
Adeguata nel complesso la prova degli attori, in particolare se la cavano bene Lauren Cohan nel ruolo di Greta, la bambinaia protagonista della vicenda, e Rupert Evans in quelli di Malcom, tuttofare al servizio della famiglia Heelshire e unica presenza umana di riferimento per la protagonista.
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