Regia di Götz Spielmann vedi scheda film
Anche la benestante Austria ha le sue periferie, i suoi palazzi alveare, dove la vita si rassegna, si solidifica attorno a rapporti umani consunti e cerca disperatamente una via di fuga. Ce lo ha raccontato, negli anni, il cinema di Seidl, a cui Spielmann ambisce, e come il grande cineasta della trilogia del Paradiso, questo esordio ci parla di solitudine, che abbia la forma della gelosia, del sesso o del desiderio di appartenenza. Le tre storie trovano agganci inaspettati, fra i cunicoli gelidi dei grandi condomini, che muti osservano il girare a vuoto dell'umanità, che sia austriaca, in fondo, poco importa. Come in Seidl, anche questo lavoro di Spielmann ha un respiro universale, spinge la biglia umana e lascia che gli eventi scatenati si concatenino in maniera ineluttabile. Certo ha un tono meno "documentaristico", se vogliamo, rispetto a Seidl, c'è molto meno stilizzazione, e questo è anche un bene, e la vicenda ha una lenta costruzione, ma la spirale delle storie è sincera, avvolgente e ben recitata. Nulla che non sia già stato raccontato, intendiamoci, ma "Antares", la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione, ha una sua lancinante sostanza ed è cinematograficamente molto ben fatto. Non è, tanto per stare sulla notizia, un bello spot per un eventuale "Family Day" austriaco, ma la vita narrata qui dentro non è che la vita di persone con cui abbiamo a che fare tutti i giorni. O, non ve lo auguro, la vita di noi stessi. Dolorso, cupo, ma importante.
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