Regia di Stephen Cone vedi scheda film
31° TORINO GAY AND LESBIAN FILM FESTIVAL
Henry Gamble, figlio di un pastore evangelico di una "megachurch" americana, compie 17 anni e la famiglia ha organizzato un party in piscina per celebrare il compleanno del figlio. La festa riunisce amici di scuola e della chiesa, compagni del ragazzo ma anche della famiglia, per la maggior parte aderenti allo stesso milieu religioso-conservatore, ma con alcune eccezioni (le compagne non credenti). Mentre gli amici si rilassano e sguazzano in piscina, si dipana la tematica principale del film: il confliggere delle questioni della religione, dell'identità sessuale, della secolarizzazione e e della moralità. Al centro di questo contrasto c'è proprio Henry, devoto cristiano sul modello del padre, ma che deve fare i conti con lo sbocciare della sua sessualità, che pare prendere direzioni omoerotiche.
La prima scena, spiazzante ed allusiva, dove ad una masturbazione nel letto in compagnia del suo migliore amico, Henry fa seguire una devota preghiera al Signore, già riassume il senso del film.
Sono soprattutto i figli che si trovano ad affrontare il divario tra morale religiosa e spinte secolarizzate della società moderna: se Henry mette in discussione sulla sua sessualità, la sorella sfoggia un “purity ring” ma ha perso la verginità con l'ex fidanzato e l'amico chiede perdono al Signore durante l'irrinunciabile esperienza sessule con la bella compagna di scuola. Ma anche gli adulti mostrano tutta la difficoltà a condurre una vita perfettamente “cristiana” che si rivela infine venata di ipocrisia: la madre, la bella moglie del pastore, confesserà una relazione coniugale con il mentore del marito, mentre la dichiarata opposizione agli alcolici verrà ben presto messa da parte quando un'ospite porta in dono il vino (“Gesù beveva!”).
Il film non si focalizza soltanto sul personaggio di Henry, ma ci porta a conoscere la varietà di invitati alla festa, adolescenti, adulti ed anziani, ciascuno con i suoi segreti e le sue piccole o grandi ipocrisie. Tra i tanti personaggi, Logan, il ragazzino nero ed effeminato appare subito come un outsider, nonostante faccia parte della comunità della chiesa, la sua evidente omosessualità lo divide dagli altri e da Henry per cui ha una cotta; mentre Ricky, altro outsider per le sue tendenze suicide e autolesioniste, sarà protagonista del momento più drammatico della pellicola.
Il regista ed autore Stephen Cone racconta una storia con forti elementi autobiografici,essendo lui stesso gay e cresciuto in una famiglia evangelica. Per questa sua conoscenza dall'interno dell'ambiente riesce a costruire una pellicola non scontata e per niente banale, evitando di fare dei personaggi cristiani delle macchiette stereotipate di intolleranza religiosa: rappresenta invece una famiglia ed una comunità dove certamente c'è amore, ma che nel contempo crea una pressione sottile ma potente ad omologarsi alle regole creando un ambiente potenzialmente soffocante nonché inevitabilmente venato di ipocrisia. Ma le cose non sembrano alla fine prendere una brutta piega per Henry, che nella scena finale che richiamando quella iniziale chiude circolarmente il film, invita Logan a dormire da lui e sembra avviato senza eccessivi traumi al viaggio alla scoperta della sua identità.
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