Regia di Enrico Lando vedi scheda film
Ennesima parodia all'acqua di rose della mafia dal regista de "I soliti Idioti" salvata parzialmente dal buon cast di caratteristi di contorno.
In un non meglio specificato paesino siciliano, il vecchio boss mafioso di turno è in fin di vita ed esprime il desiderio di conoscere l'unico figlio che abbia mai avuto, Leone, cresciuto presso un orfanotrofio, totalmente all'oscuro della vera identità del padre, e tutt'altro che scaltro o malvagio.
L'anziano malavitoso lascia scritto nel suo testamento che la sua eredità dovrà passare a lui, affidandone l'educazione a delinquere ai suoi più fidati galoppini e al suo corrotto avvocato. Ovviamente, la natura estremamente ingenua e immatura del ragazzo, sarà causa di equivoci e problemi a non finire.
Enrico Lando, regista della discutibile serie comico demenziale di MTV "I Soliti idioti" portata al successo dal camaleontico duo Mandelli/Biggio (con tanto di due incursioni anche sul grande schermo), richiama un altro personaggio originariamente nato nel mondo dei canali musicali per ragazzi, tale Herbert Ballerina, facendone lo stralunato e fessacchiotto protagonista di questa parodia all'acqua di rose di Cosa Nostra, che punta sull'aspetto caricaturale dei personaggi e degli stereotipi, tirando un po' troppo la corda sul grottesco e su un umorismo grossolano che suscita ben poche risate.
La sceneggiatura infatti è un compendio di situazioni e battute viste e riviste, la debole trama gialla non ha alcuna reale importanza ai fini della storia per risultare veramente credibile e coinvolgente, in compenso gli attori di contorno, veterani del genere ed esponenti di pura sicilianità, da Gigi Burruano a Tony Sperandeo, passando per Enrico Lo Verso e Ninni Bruschetta, offrono delle interpretazioni ironiche, seppure monodimensionali. Belle anche se già sfruttate anche queste, le assolate ambientazioni nel Ragusano, tra paesini arroccati in collina e spiagge di sabbia bianca.
Un esperimento poco riuscito.
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