Regia di Enrico Lando vedi scheda film
Un boss mafioso sta morendo e incarica i suoi scagnozzi di rintracciare il figlio illegittimo avuto circa 35 anni prima. L'uomo si chiama Leone ed è mezzo scemo. Appena il boss muore, Leone prende le redini del suo impero delinquenziale, combinando un disastro dietro l'altro.
Comicità di grana grossa, battute basate sugli equivoci e la ben nota inclinazione del protagonista a fare lo scemotto: Quel bravo ragazzo è tutto qui e lascia un minimo accigliati leggere ben cinque firme sulla sceneggiatura: quella del regista (Enrico Lando, nome famigerato, legato ai Soliti idioti in tv e al cinema), quella dell'interprete principale Herbert Ballerina (al secolo Luigi Luciano) e quelle di Gianluca Ansanelli, Ciro Zecca e Andrea Agnello. In sostanza si parla quindi di un prodottino di scarso spessore, dal budget modesto e dalle idee limitate, nobilitato solamente dalla verve di Luciano/Ballerina e dalla partecipazione nel cast di una serie di volti di sicura riuscita, legati in genere al cinema e alle fiction tv sulla mafia: Enrico Lo Verso, Luigi Maria Burruano, Tony Sperandeo, Ninni Bruschetta, ma ci sono anche Ernesto Mahieux, Maccio Capatonda (ovverosia Marcello Macchia), Giampaolo Morelli, Daniela Virgilio e Jordi Mollà. Di tanto in tanto si ridacchia, la volgarità è poca, il ritmo va e viene: francamente poco, ma poco ci si attendeva. Tutto il legame con Quei bravi ragazzi di Scorsese (1990) si risolve nel fatto che entrambe le pellicole parlino, pur ciascuna a modo suo, di mafia. 2,5/10.
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