Regia di Enrico Lando vedi scheda film
L'ironia parodica verso picciotti e quaquaraquà di Cosa Nostra è spuntata ed antiquata.
Di film che sbertucciano la mafia se ne possono citare a decine, da Terapia e pallottole a Il boss e la matricola, sino al nostrano Johnny Stecchino, ma tutti più riusciti di questo. Con Quel bravo ragazzo, Luigi Luciano, noto ai più con il nome di Herbert Ballerina, sale lo scalino che lo porta, forse prematuramente, da spalla dell'amico Maccio Capatonda (qui comunque presente, in un ruolo che non può non strappare un sorriso) a protagonista vero e proprio. Ma il suo personaggio di Candido moderno, spaesato ed innocente, non è così forte da poterci edificare un'intera commedia. La regia di Enrico Lando respinge ogni forma di scialbore (sostenuta da una fotografia solare), ma il copione di Gianluca Ansanelli, Andrea Agnello, Ciro Zecca, Lando e Ballerina prova un connubio fra lo stile di un Leonardo Pieraccioni o di un Vincenzo Salemme (la giovialità dell'atmosfera) e la comicità del nume tutelare Capatonda (le trovate surreali e/o demenziali, come quella che si svolge sul giaciglio del boss morente) senza successo: le gag sono infatti scontate, oppure ripetute sino a sterilizzarle (i versi e i rumori riprodotti per imitazione infantile; il gioco continuo al ribasso nelle contrattazioni), e l'ironia parodica verso picciotti e quaquaraquà di Cosa Nostra è spuntata ed antiquata. Però i caratteristi (Tony Sperandeo e Ninni Bruschetta in primis) non sono poi così deplorevoli.
Musica di Fabio Gargiulo, con brano del gruppo Le Stanze di Federico a sintesi scherzosa della storia.
Film PASSABILE (5) — Bollino VERDE
VISTO al CINEMA
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