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Quel bravo ragazzo

Regia di Enrico Lando vedi scheda film

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La recensione su Quel bravo ragazzo

di mc 5
6 stelle

So che rischio di farlo apparire un mio clichè tattico, ma è vero che ultimamente mi capita spesso di dissentire dai giuduizio della critica. Qiesta volta è vero solo in parte. E mi spiego. E' fuor di dubbio che "Quel bravo ragazzo" è film dall'impianto fragile e il prodotto regge a fatica il peso di una commedia di media durata. Ma è anche vero che: a) si tratta di un film deliziosamente anarchico, pazzerello, stralunato assai come il suo protagonista, una specie insomma di oggetto bizzarro che ha nella sua strampalata scelta naif il proprio punto di forza b) siamo alle prese con un vento comico nuovo, surreale, brillantemente ooraggioso in quanto totalmente privo di espedienti pop (leggi: ruffiani). Poi, per carità, ci sta anche che uno spettatore sia schifato da questo tipo di commedia comica. Perchè sia chiara una coisa: rispetto a stronzate commerciali immonde come "I Baby Sitter" oppure "Non si ruba in casa dei ladri", beh, questa è roba da candidare all'Academy. E per dirla tutta il buon Herbert Ballerina (qui mattatore senza freni) non possiede (grazie a Dio) la poretenziosità da Maestro di un Vanzina. Qui nessun Salemme che si scaccola nella tazzina di caffè che sta per portare in tavola (roba da matti). Questo cinema midesto, e senza troppe ambizionui, ha una sua vema pietica, unendo la ricerca di una cifra stlistica comica surreale con un'estetica che finisce per sintetizzare le istanze di un Pif con quelle di Ciprì-Maresco, saldate (non semore impeccabilmente) con lo sguardo fuoriditesta di un Maccio Capatonda (notoriamente sodale e socio del Ballerina e qui presente come special guest). Come nell'ultimo Pif, si respira a pieni polmoni aria di Sicilia, tra molti dialoghi pronunciati in siculo piuttosto stretto e l'efficacissima presenza di una moltitudine di volti di caratteristi siciliani. Il tutto genera un effetto esilarante, con quelle facce di popolo, con quei mafiosi messi alla berlina e volutamente caricaturizzati. E poi c'è lui, Ballerina, folletto stralunatissimo che si muove agevolmente come un Candido voltairiano che non si rende conto di niente (ancorchè violento e criminale) di ciò che gli sta accadendo intorno. il regista Enrico Lando lavora onestamente senza risultati stupefacenti ma che comunque conferma le qualità (ripeto non eccezionale) già mostate in entrambi gli episodi della mini serie dei "Soliti idioti". Quanto al cast, mi piace segnalare tre nomi su tutti. Ninni Bruschetta che è uno degli attori italiani piu' bravi in assoluto, poi il celebre volto prettamente siculo di di Tony Sperandeo e infine quel caratterista impareggiabile e veterano che è Luigi Marua Burruano. Scusate ma piuttosto che i Nuovi Comici di Regime (da Bisio alla Littizzetto passando per la Finocchiaro) beh preferisco la vena poetica tra follìa ed amabile demenzialità naif dei Ballerina e dei Capatonda. Però qui nu collego all'inizio del mio scritto per chiarire che sono ben consapevole che il film è debole e non ne sto affatto facendo una difesa a spada tratta. Stavo solo sommessamente cercando di contestualizzarlo collocandolo all'interno della sciagurata deriva della commedia italiana di questi tristi tempi in cui ciascuno (dai produttori ai registi italiani) può solo navigare a vista, non essendo in grado nè di osare nuove strade nè di competere con l'amabile leggerezza dei cineasti francesi. Ed è chiaro che sto circoscrivendo il discorso alla commedia, anche perchè in Italia ormai il cinema è solo comicità. E pure sciocca e brutta. Insomma: io Ballerina lo salvo.

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