Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Mean Streets potrebbe essere definito come l’origine del cinema di Martin Scorsese, dove il regista rivisita e scompagina il luoghi della propria infanzia con l'occhio attentissimo di un antropologo e l'affetto di chi è cresciuto nella Little Italy. Voto 8.
Terzo lungomeraggio di Martin Scorsese, il primo di genere gangster e il primo con Robert De Niro, uscito nel 1973 nel periodo iniziale della Nuova Hollywood. Sono sufficienti queste poche informazioni per dedurre l’importanza di questo film. Mean Streets, infatti, potrebbe essere definito come l’origine del cinema di Scorsese e un validissimo compendio di tutti i caratteri distintivi della filmografia futura di questo monumentale autore, una sorta di versione ancora acerba ed embrionale del capolavoro Quei bravi ragazzi. Con lo sguardo attentissimo di un antropologo e quel pizzico di affetto di chi è cresciuto nella Little Italy, il regista newyorkese rivisita i luoghi della propria infanzia scompaginando la vita di un gruppo di ragazzi nei quartieri italo-americani malfamati, soffermandosi in particolare sulla quotidianità e sulla violenza, autentica compagna di vita di tutti i piccoli gangster che popolano le strade di Brooklyn. Questi ultimi, interpretati magnificamente da due mostri sacri della recitazione come Keitel e De Niro, sono descritti dal regista come ragazzi costantemente in bilico tra valori Cristiani e valori mafiosi, entrambi intesi come unici punti di riferimento all’interno di una società che, come uniche opportunità per il futuro, offre la carriera ecclesiastica e quella criminale. L’unica differenza che c’è fra le due scelte di vita è che, se nella prima i peccati si scontano in Chiesa con alcune preghiere, nella seconda gli stessi peccati si scontano per strada, e il prezzo da pagare è molto più alto.
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