Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Primo film di Scorsese. Ottimo lavoro, in cui già sono riconoscibili le grandi qualità del regista americano.
Nel 1973,per le Mean Streets di Little Italy, il quartiere italiano di New York, si aggirano giovani senza arte né parte,non integrati alla maggioranza degli oriundi laboriosi, ma nemmeno capaci di inserirsi nei circuiti della malavita che conta,girovagano senza meta per le strade alla ricerca di qualcosa da fare, per procurarsi da vivere. Charlie,un giovanissimo Harvey Keitel è uno di loro, tormentato interiormente, è un ragazzo, le cui notti sono popolate da incubi,turbate da un'angoscia esistenziale, un conflitto ,interiore tra i severi precetti della religione radicata nel suo essere e la sua spregiudicata vita quotidiana, tra la sua l'aspirazione all'arrampicata sociale e la devozione agli amici del quartiere,aiutato ed assistito da uno zio mafioso,preso e compreso dall'amore per la cugina epilettica Teresa e la necessità di proteggere il fratello di lei, Johnny Boy,un insolito De Niro, bamboccione scapestrato, dal ghigno provocatorio, che viene saltuariamente assoldato per piccoli "lavoretti", ma il più delle volte è disoccupato,contrae con tutti debiti,che non ha alcuna intenzione di pagare.Charlie si aggira,disinvolto, per le strade del suo quartiere, tra risse e scorribande notturne, alla vigilia della festa di San Gennaro.Spesso va da Tony, titolare del bar che funge da ritrovo fisso del gruppo, in compagnia di Michael,l'irascibile e smargiasso della compagnia.
Mean Streets fu il film che lanciò Martin Scorsese,nel firmamento hollywoodiano,molto autobiografico,tanto che lo stesso regista , nel racconto della sua vocazione ,ammise come non fosse stato facile, per chi era cresciuto a Little Italy, sopravvivere rigando dritto, senza diventare né un gangster, né un prete. Dunque era il ritratto di una giovane generazione di italo americani,appartenenti al ghetto di Little Italy,agli inizi degli anni settanta, divisa tra le rigide regole della religione da una parte e una vita all'insegna del rischio criminale dall'altra. Charlie, il personaggio principale, aveva molto dell'indole del regista,era un giovane che cercava di affrancarsi dai vincoli cattolici, ma allo stesso tempo soffriva il rimorso di questa tentazione.Ovviamente Scorsese a differenza del suo personaggio di fantasia, nella vita reale, si era sempre fermamente mantenuto lontano da qualsiasi azione illegale.
Il film fa di necessita virtù e con i pochi mezzi economici a disposizione il regista fu costretto ad un uso della macchina da presa di tipo amatoriale, cioè portandola a spalla, ed incurante dei passanti che incrociavano la scena, sbirciava nelle risse,seguendo i protagonisti con vertiginosi cambi dell'angolo di ripresa.
Inevitabili gli omaggi fatti al luogo che Scorsese aveva frequentato di più: il cinema. Per svagarsi Charlie, Michael e Tony andavano a vedere il loro idolo John Waine in "Sentieri selvaggi", ma quando invece Charlie e Johnny Boy dovevono nascondersi, si rifugiavano sempre nella sala cinematografica, per restare incantati di fronte ai capolavori horror di Roger Corman.
Ottimo esordio per Scorsese, dove erano già riconoscibili lampi del suo genio di cineasta.
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