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In guerra per amore

Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film

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La recensione su In guerra per amore

di barabbovich
5 stelle

Se non sei un regista di vaglia e per quanto il tuo cinema possa essere ispirato a quello di Ettore Scola (al quale è dedicato il film), è rischiosissimo affrontare un'opera seconda dopo il largo consenso di critica e pubblico ottenuto con La mafia uccide solo d'estate reclutando una miss Italia qualsiasi completamente incapace di recitare (Leone). È lei - la donna promessa in sposa dallo zio a un capomafia statunitense di origini siciliane - l'oggetto del desiderio del soldato semplice Arturo (Pif), che per coronare il suo (ricambiato) sogno d'amore, decide di partire alla volta della Sicilia, nella speranza di ottenere il sì del padre della ragazza alla richiesta della mano della figlia. Il microscopico espediente narrativo fa da sponda al core reale del film, che arriva soltanto sul finale, quando dettagliate didascalie ci informano che lo sbarco in Sicilia degli alleati diede alla Mafia locale (tema centrale nel cinema di Pif) l'occasione per risorgere e sostituirsi allo Stato, con conseguenze destinate a perdurare fino ad oggi.
Tra asini che volano, omaggi a Forrest Gump e al Tornatore di Baaria, il film esteticamente punta soprattutto sula ricostruzione della Sicilia del '43, che è tanto volenterosa quanto povera e grezza. A questa si accompagnano personaggi di contorno che sono meno che caricaturali e dialoghi scritti a grana grossa. A tenere in piedi il film c'è soprattutto la simpatia del protagonista/regista e l'idealismo un po' naïf col quale continua a portare avanti un discorso contro la mafia, facendo ridere su questioni molto serie.

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