Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film
Un film pieno di difetti ma che comunque ha un grande cuore.
Nel suo secondo film, Pif cerca di narrare come gli Stati Uniti d'America abbiano, di fatto, favorito l'inserirsi della mafia all'interno dei ruoli chiave della politica Italiana, per poi abbandonare la Sicilia (e tutto il Paese) a sé stesso.
Da molti punti di vista la qualità del lavoro, rispetto al primo La Mafia uccide solo d'estate è calata e qui ci si avvicina più al pubblico generalista (quello che conosce Pierfrancesco Diliberto soprattutto per Il Testimone) e, nell'intersecare le micro-storie di cui la trama è composta, sembra perdersi e abbandonarsi ai siparietti divertenti (il selfie prima che la parola fosse coniata, il non saper pronunciare la parola "water") e persongaggi macchiettistici e dimentica di concentrarsi nei passaggi chiave per la crescita della storia e dei personaggi (che pur ci sono).
Anche dal punto di vista recitativo si è fatto un passo indietro a partire proprio da Pif che non riesce a staccarsi dal personaggio che ha creato per la TV (in questo senso la scelta di essere solo voce narrante su La Mafia Uccide Solo d'Estate - serie televisiva e Film - è vincente) e appiattisce tutto. Anche Miriam Leone, che in altri progetti si è dimostrata capace (si pensi alla fiction Non Uccidere), qui è fuori luogo e inadatta.
Quel che In guerra per amore rimane, pur con tutti i difetti sopra menzionati, è il cuore dell'autore che tiene al messaggio voluto e riesce a farlo passare alla fine del film.
Forse troppo tardi.
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