Regia di Pierfrancesco Diliberto vedi scheda film
Il secondo film di Pif è un prodotto decisamente deludente se paragonato al suo predecessore, che nonostante una buona fattura estetica e storica si perde nel timbro decisamente sbagliato che lo accompagna per quasi tutto il tempo e in vari luoghi comuni.
Visto ieri sera in sala, In guerra per amore è il secondo film da regista di Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif).
Un film che già dal titolo trasuda banalità a non finire (sul serio, in guerra per amore? Ma usare una delle frasi-chiave era troppo difficile?), e che alla visione effettiva conferma le aspettative di un film decisamente banale.
La storia ricostruisce una storia d'amore immaginaria ambientata nel 1943, tra lo squattrinato Arturo, di origine palermitane ma trapiantato in America, e la bella Flora (Flora?? Di nuovo questa benedetta Flora?? Solo che questa volta ad interpretarla è Miriam Leone), promessa sposa del figlio di un mafioso. A questo punto Arturo si arruola nell'esercito americano, che sta progettando lo sbarco nel Sud-Italia (episodio importante nell'economia della guerra in corso), per poter tornare in Sicilia, in modo da potersi confrontare con il padre di Flora e interromperne le nozze forzate.
Inutile poi elencare le varie peripezie e siparietti che si verificheranno nel corso della storia.
Pif aveva esordito qualche annetto fa con un altro film che trattava la mafia, in quel caso in maniera più esplicita e specifica, La mafia uccide solo d'estate. Di tale film ho già avuto modo di parlarne in una recensione, e chi l'ha letta saprà che lo ritenevo un esordio interessante, con un Pif che aveva dato la sua parte di politically-incorrect, ma che era riuscito a misurare il contenuto e a porre delle riflessioni reali e sentite.
In guerra per amore, invece, manca proprio di questo sentimento. E' un filmetto decisamente fiacco e che non vira deciso verso il suo scopo.
Mi spiego meglio: per più di tre quarti abbondanti di film il timbro sembra quello di una commediola scialba e solita, in cui anche se il sottotesto serio è presente esso è trattato come se fosse un semplice gioco di contorni e di intrecci forzati. Nell'ultima parte però il tono cambia improvvisamente, e il finale secerne impegno sociale da ogni poro nella maniera più seria possibile.
Non funziona così, caro Pif. Eppure dopo La mafia uccide solo d'estate ero convinto che il caro Pierfrancesco sapesse fare questo tipo di calcoli ideologici.
Invece in guerra per amore è un notevole passo indietro sotto molti punti di vista, dalla storia, decisamente debole, all'intreccio, forzato e raffazzonato, arrivando infine ai personaggi, che sono la fiera dei luoghi comuni sugli italiani e italo-americani.
Roba che sembra uscita dagli anni '60. Peccato che siamo alle porte del 2017......
Manca il vero Pif. Il Pif pensatore lucido e cantore pungente di riflessioni umane.
Non è un brutto film, perché comunque non è recitato male e la confezione è molto curata (ricostruzione, fotografia, luci ed effetti visivi sono resi molto bene per un film di questo tipo), ma è comunque un prodotto cinematografico mediocre, e, per quanto mi riguarda, una vera delusione.
Voto: 5-/10.
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