Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
E' un bel film, veloce e spigliato, a metà tra la commedia e il dramma. C'è molto umorismo sottile e velato (e io ho riso abbastanza spesso), un'aria spesso giocosa, ma c'è anche un sottofondo drammatico sempre presente. I due interpreti principali (Cervi e la Benetti) funzionano molto bene, ma indovinati sono anche certi ruoli secondari come il nonno della ragazza. La sceneggiatura è attenta a definire bene la difficile e controversa situazione nella quale vengono a trovarsi i protagonisti, che comunque è diversa per ciascuno. Anche la stessa proposta di lei a lui, cioè la messa in scena al fine di salvare la sua reputazione, non è una questione facile: è giusto accettare e fingere spudoratamente un affare tanto grosso come un matrimonio, o è giusto rifiutare e lasciare che la ragazza se la sbrighi da sola, evitando così la menzogna? La piega che prenderà la vicenda al di là delle intenzioni, secondo me, rende giustizia a tutti i fattori in gioco. Il film è anche un'appassionata difesa delle ragazze sedotte e abbandonate, perché fa vedere quanto ingiusto e spietato sia cacciare la giovane di casa e disconoscere il bambino. A questo proposto è molto bella l'arringa che il personaggio di Gino Cervi fa al padre della ragazza. Certo, sono brutte usanze di una volta, ma guardiamoci bene dal sentirci superiori ai nostri antenati, perché oggi abbiamo altre rogne da grattarci, e molto peggiori.
Lo scenaggiatore Piero Tellini costruisce una vicenda che ha punti di contatto con quella di un film che avrebbe poi diretto, cioè "Prima di sera" (1953), anche se ha un assunto diverso. In ogni caso, il soggetto dell'uomo d'affari che incontra una bella ragazza doveva interessarlo abbastanza. "Quattro passi tra le nuvole" è comunque un film da riscoprire, e non a caso è stato rifatto un paio di volte.
Il finale, tutto sommato, è a sorpresa (e molto amaro).
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