Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
Non è un'incolore commediola ungherese, non c'entrano gli stucchevoli telefoni bianchi: Quattro passi tra le nuvole - nonostante l'insignificante titolo - è un'opera decisamente complessa per il suo tempo, in epoca ancora convintamente fascista e vessata da un conflitto mondiale ormai lungo tre anni. A fronte di una simile situazione socio-politica, la problematica delle ragazze madri (con tanti uomini spediti in battaglia e sul cui ritorno si facevano poche scommesse) si avvertiva fortemente nella vita quotidiana, eppure il regime mussoliniano imponeva che si tenessero a bada tematiche scottanti come questa. Ecco quindi l'importanza di fondo del film di Blasetti, regista già affermato e per nulla bisognoso di incrementare la propria fama sfidando veti e censure, scritto dalla riconoscibilissima coppia Zavattini-Tellini. Riconoscibile nei ritratti minimali dei personaggi e nel buonismo che fa da substrato a tutta la vicenda, nel lieto fine colmo però di disperazione e nello sguardo all'indietro, malinconico, che attraversa l'intera pellicola. Ben assortita la coppia centrale formata dal già famoso Gino Cervi e dalla giovane e non molto nota (nè in futuro avrà occasione di diventarlo) Adriana Benetti; in ruoli laterali spiccano i nomi di Giuditta Rissone, Enrico Viarisio, Arturo Bragaglia, Lauro Gazzolo e Silvio Bagolini; in fase di scrittura del film i titoli accreditano anche una collaborazione del produttore Giuseppe Amato. Siamo ancora cronologicamente distanti dal neorealismo, ma Blasetti sta compiendo un significativo passo in avanti verso di esso. 6,5/10.
Paolo, rappresentante di cioccolato, in viaggio incontra per caso Maria, ragazza incinta e abbandonata dal partner, di ritorno a casa dove dovrà raccontare tutto ai genitori. Paolo, da vero gentiluomo, accompagna Maria fingendosi il padre del bimbo e quindi futuro marito.
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