Regia di Lucio Basadonne vedi scheda film
Unlearning sta per “disimparare”, ma l’accezione è positiva: spogliarsi di ciò che abbiamo appreso, più o meno consapevolmente, di ciò che la larga maggioranza della società considera “la norma”, per aprirsi a possibilità altre. Per vagliare queste opzioni, Lucio Basadonne e Anna Pollio “congelano” le proprie professioni, affittano a stranieri di passaggio l’appartamento genovese e partono, accompagnati dalla figlia Gaia (sei anni), in un viaggio lungo la penisola, per testare strutture sociali e produttive diverse da quella di provenienza: famiglie che vivono del cibo che coltivano, bimbi cresciuti col metodo della scuola libertaria (sistema educativo che mette il potere decisionale in mano ai giovani studenti), comunità che rifiutano il contatto con la città per ritrovare un equilibrio sostenibile con la natura. Tu chiamali, se vuoi, “neo-hippy”; lo sguardo di Lucio, Anna e Gaia (tutti e tre, in egual misura, “autori”, con GoPro alla mano in ogni situazione) è ironicamente lucido, generosamente aperto, non necessariamente complice. Per loro si tratta di un esperimento, che lo spettatore è invitato a valutare: non solo nei soggetti inquadrati, ma anche nelle modalità con cui il loro piccolo, denso film è stato realizzato. Ovvero, quasi interamente, attraverso il baratto: ore di lavoro in cambio di ospitalità, competenze e prestazioni scambiate, crowdfunding e car sharing. Più che un film compiuto, un promettente “manuale per l’uso”.
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