Regia di Mickey Keating vedi scheda film
Sospeso tra il fascino stilistico di Miss Zombie e lo shock visivo di A Field in England, Darling risulta essere un'opera fortemente kubrickiana - impossibile non pensare a Shining - sia a livello formale, che, soprattutto, drammaturgico, non tralasciando però anche alcune (importanti) contaminazioni polanskiane e hitchcockiane. Insomma, un'opera derivativa che, comunque, si avvale anche di una freschezza e modernità espressive (sovrimpressioni, out focus, traumi visuali, luci stroboscopiche, etc), le quali, appunto, fan sì che la pellicola risulti pure originale. E, tra i vari aspetti positivi, una carta vincente è, per il sottoscritto, la scelta registica di lasciar la radice dell'orrore e la fonte principale del male fuoricampo, incastrate in un controcampo che viene negato allo spettatore, affinché l'aspetto orrorifico del lungometraggio risulti straordinariamente implosivo, e si insinui sotto la pelle del pubblico, continuando a fermentare, bollire ed urlare all'interno di esso. Menzione speciale anche al vibrante, violento ed alienante tappeto sonoro, il quale lo si potrebbe annoverare, per una questione di "paura sottocutanea" che trasmette, tra i migliori insieme a quello serpeggiante e velenoso presente in Under the Skin.
Darling è un film ansiogeno, ipnotico, audace e conturbante.
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