Regia di Mark Robson vedi scheda film
Midge Kelly sta per difendere il titolo mondiale dei pesi medi, in un match con il quale conta di chiudere la sua carriera, e un lungo flashback ne rievoca gli alti e bassi. Un film sul lato oscuro della boxe (scommesse, incontri truccati) da accostare a classici quali Anima e corpo di Rossen e Stasera ho vinto anch’io di Wise; qualche anno dopo lo stesso Robson tornerà sull’argomento dirigendo Il colosso d’argilla. Ma non è catalogabile solo come un film sportivo, perché per buona parte sviluppa le vicende umane e sentimentali del protagonista (mettendo forse fin troppa carne al fuoco): un fratello zoppo rimasto sempre ai margini, una barista sposata senza convinzione, una bionda platino mangiauomini, un’intellettuale che si è adattata a fare la moglie-trofeo di un boss. Douglas, con la sua faccia da schiaffi, rende bene un personaggio antipatico, infantilmente egocentrico e attaccato al denaro, al quale viene però riservata un’uscita di scena regale.
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