Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Aspirazione sociale concreta e unioni di linguaggi cinematografici.
Il cinema di Olmi ha una temporalità tutta sua dove il neorealismo e la nouvelle vague si abbracciano e si stringono come due amanti. Turbamenti amorosi innocenti e migrazione da nord a sud per una volta ribaltata dal primo verso il secondo. Progresso industriale che esige lo sradicamento che vuole lasciarsi alle spalle il lavoro agricolo e la sua ciclicità. Il miraggio della modernità mischia i dialetti e tutti vogliono il loro pezzetto di boom, quindi anche nel meridione contadino e folkloristico ogni cosa costa più di prima. Per gli italiani l’unico miracolo che conta è quello economico. In un contesto cosi stravolto è difficile rimanere calmi e tranquilli con il pensiero di un genitore anziano da accudire e il ricordo di un' avventura con un altra ragazza da farsi perdonare, memorie che si affastellano. La vita di due fidanzati non è semplice e pura nemmeno in un paese della provincia laboriosa. La fabbrica, la sala da ballo e il volersi bene sembrano non bastare quando c’è la necessità di partire, di lasciare tutto senza sapere quando si potrà tornare. Il cinema del nostro è semplice ma mai lineare riesce a togliere tutto quello che è superfluo, vivere è un andare avanti e indietro con la mente nel tempo senza soluzione di continuità , i flashback ci danno il senso della storia d’amore. La lontananza all’epoca era anche virtuale e il sentimento non si poteva fingere la distanza ne giudicava la consistenza reale. Un film limpido come un volersi bene senza secondi fini dove la radici sono troppo profonde per poter essere tagliate del tutto. La radicalità stilistica di un uomo genuino e naturale e di un regista più unico che raro passa da qui dove convivono avanguardia industriale e avanguardia artistica.
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