Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Un'opera ispirata al dramma dell'emigrazione (una volta tanto, dal nord al sud del paese) che vive, con pari intensità, su due livelli. Il primo è quello, strettamente individuale, di una storia di separazione e sradicamento, che parla di uomini soli. Ermanno Olmi sa centrare in pieno il sapore sottilmente angosciante e blandamente eccitante delle trasferte di lavoro in luoghi sconosciuti: la lontananza crea un'estraneità in cui il senso del nuovo e del "diverso da casa" domina ogni istante della vita. Il secondo livello è quello della relazione amorosa tra i due protagonisti. Riuscitissima è l'analisi del distacco come trauma affettivo da elaborare, come banco di prova per la solidità di un rapporto e come occasione di maturazione del sentimento. La scena di apertura, ambientata in una sala da ballo, comunica senza parole la freddezza di uno "stare insieme" ufficializzato ma privo di entusiasmo, che si nutre solo di rituale vicinanza. Questa è, precisamente, la situazione che, nel finale, i due fidanzati dichiareranno di aver superato grazie al periodo di allontanamento. Un film (sarebbe meglio dire: due film in uno) che convince fino in fondo col suo scrupoloso realismo psicologico ed è, al contempo, un magistrale esempio di cinema d'atmosfera.
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