Regia di Joël Séria vedi scheda film
Opera d'esordio francese, ispirata vagamente da un fatto di cronaca. La banalità del Male, perseguito da due ragazzine -cresciute nella noia di una famiglia altolocata e praticante- per il solo gusto di essere cattive. Con il passare degli anni non ha perso nulla della sua carica destabilizzante. Un film oggi impensabile da realizzare.
Le amiche Anne (Jeanne Goupil) e Lore (Catherine Wagener) -figlie di aristocratiche famiglie- condividono non solo i banchi di scuola al collegio cattolico Saint Mary, ma anche la maggior parte del loro tempo libero. Costrette a frequentare la Chiesa, asfissiate da un clima di falso perbenismo e di reazionaria educazione religiosa, iniziano -per gioco- a compiere atti malvagi di piccola entità: dire bugie, non ingerire l'ostia durante la messa, leggere libri per adulti. In una sfrenata lotta alla noia, più che all'ideologia imposta dalle regole di famiglia, le due ragazze si spingono però sempre più in là, seducendo un contadino per poi farsi gioco di lui. Ma è soprattutto con Leon (Michel Robin), un anziano ritardato che vive con animali domestici, che le due adolescenti scatenano la loro perfidia: uccidendo i suoi volatili in gabbia, costringendolo a compiere un rituale blasfemo che le consacra al Male, e infine stuzzicando i suoi desideri erotici. Appagate da ogni singola cattiva azione, sempre più alla ricerca di stimoli e idee orientate a concretizzare offese, torti e peccati, Anne e Lore incontrano un uomo rimasto a piedi con l'auto. Non esitano a invitarlo nel castello di proprietà di Anne, rimasta sola a casa, data la partenza dei genitori per un lungo viaggio. Già strada facendo, le ragazzine pensano come attuare l'ennesima perversa azione.
"Rinuncero' per sempre a Gesù Cristo e a tutto il suo creato e dedicherò me stessa per l'eternità a Satana. Ti preghiamo Satana, nostro Signore e Maestro, aiutaci ad essere più cattive. Aiutaci a compiere malvagità e, nell'ora della nostra morte, portaci al tuo satanico seno." (Anne e Lore consacrano la loro esistenza al Male, durante un rito blasfemo)
Christchurch, Nuova Zelanda, 1954. Esplode il caso Parker-Hulme: due adolescenti di 15 e 16 anni compiono un orribile delitto, uccidendo con un mattone Honorah Rieper, madre di una delle due (Pauline Parker). Da questo spunto di cronaca nera, il francese Joël Séria debutta dietro la macchina da presa, scrivendo e dirigendo questo controverso (in patria) E non liberarci dal male. Film di una incredibile potenza suggestiva, ancora oggi, a quasi cinquant'anni di distanza, in grado di far raggelare il sangue nelle vene per come riesce a rendere verosimile la banalità del Male. Come lo stesso possa essere perseguito, praticato e attuato in maniera ludica, divertita e -a suo modo- elaborata, ricercata. Due ragazzine, circondate da un mondo di ipocrisia (esemplare il retorico sermone in Chiesa tenuto all'inizio del film) e benessere, non hanno nessun dovere o impegno sociale in grado di catturare la loro attenzione, di stimolare la loro fervente creatività, che finisce così per seguire un sentiero malvagio e distruttivo. Sostenuto dalle due bravissime attrici (purtroppo la bionda Catherine Wagener è prematuramente scomparsa nel 2011) che nonostante la maggiore età (tra 18 e 20 anni) hanno sembianze da Lolita, Joël Séria ha l'audacia di mettere in scena un paio di momenti inaspettatamente erotici (la seduzione del contadino e quella dell'uomo rimasto in panne con l'auto) che contribuiscono -dato il limite pedofilo, in pericolosa prossimità- ancora di più a creare uno stato di forte disagio durante la visione. Disagio che incrementa per gradi, sostenuto dalla capacità tecnica del regista e dalla intuizione di accostare alle azioni profane il sacro, tramite l'inserimento di sonorità affascinanti e vocalizzi dal taglio clericale, sullo stile del miglior Morricone. Nonostante si tratti dell'opera d'esordio per Joël Séria, figura anche essere la migliore nella poco prolifica carriera di regista che, dopo avere tentato di praticare tutt'altro genere (la commedia), finisce poi per trovarsi impegnato unicamente nella direzione di diverse serie televisive, senza più riuscire a ideare nulla di così intenso come questo, stupendo, E non liberarci dal male.
Scava una fossa, scavala profonda
Durante l'esibizione di una recita teatrale, sostenuta dal collegio cattolico, Anne e Lore propongono un fuori tema, intonando ben altro copione di quello previsto. [1]
"Quando il giovane uomo ritornò a casa, prese la sua testa con entrambe le mani, pieno di scienza. Cervello, cervello ricco. Senti il flusso della follia? Chiedendo una barriera.
Scava una fossa, scavala profonda.
Chiedendo una barriera.
Scava un fossa, scavala profonda.
Quando il giovane uomo ritornò a casa, sentii una triste scala. Un pianoforte piangeva nella notte. Scale, vecchie scale. Cerchiamo e cerchiamo ancora. Suo marito mi ha bloccato.
Scava una fossa, scavala profonda.
Suo marito mi ha bloccato.
Scava una fossa, scavala profonda.
Quando il giovane uomo ritornò a casa, attaccò il naso nella sua anima, dove tutti i problemi fermentavano. Anima, dolce anima, il loro olio è troppo vecchio per la tua fiamma. È notte dappertutto lì fuori.
Scava una fossa, scavala profonda.
È notte dappertutto lì fuori. Allora questo giovane uomo pieno di problemi, trovò un coltello affilato, un regalo nel suo fodero. Lama, prendi la mira, sii più tagliente di ogni dama. E tu, Dio, perdonami ora.
Scava una fossa, scavala profonda.
E tu, Dio, perdonami ora.
Scava una fossa, scavala profonda.
Quando il becchino raggiunse la sua dimora, vide che era una dolce anima, cosa ormai sempre più rara. Anima. Dormi, dolcemente, anima mia. È meglio quando sei morto.
Scava una fossa, scavala profonda.
È meglio quando sei morto.
Scava una fossa, scavala profonda.
Avremo letti pieni di profumi leggeri, sofà profondi come tombe, e strani fiori sugli scaffali. Fioriranno per noi, sotto cieli più belli. Cambieremo ogni singolo lampo di luce, come un lungo singhiozzo riempito di addii. E dopo un angelo, aprendo le porte, verrà a rianimare, fedele e gioioso, gli specchi offuscati e le fiamme morte. Oh, Morte, vecchio capitano. È ora. Salpiamo! Facciamo vela al di là delle stasi dei nostri giorni. Anche se il mare e il cielo sono neri come la pece, sai che i nostri cuori sono pieni di luce. Versaci veleno, per resuscitare le nostre anime! E applaudi la bruciante ricerca che perseguiamo. A chi importa dell'Inferno o del Paradiso. Nelle profondità dello sconosciuto, cerchiamo il nuovo."
[1] Citazioni da I fiori del male di Charles Pierre Baudelaire.
"La fiducia si trova in difficoltà nel momento in cui ci rendiamo conto che il male si può nascondere ovunque; che esso non è distinguibile in mezzo alla folla, non ha segni particolari né usa carta d’identità; e che chiunque potrebbe trovarsi a essere reclutato per la sua causa, in servizio effettivo, in congedo temporaneo o potenzialmente arruolabile." (Zygmunt Bauman)
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