Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Quando in regia troviamo Sergio Rubini (e la cosa avviene, per fortuna, con una cadenza se non annuale, comunque piuttosto frequente), abbiamo imparato che possiamo permetterci il lusso di stare tranquilli che non sarà una fregatura.
Anche quando un film come questo suo ultimo parte già con un non troppo tranquillizzante presupposto di essere una rivisitazione (concettualmente e a livello di ambientazione, piuttosto che come trama) di un remake italiano (quello della Archibugi) di un fortunatissimo film francese (Il nome del figlio) e di avere una struttura "compatibile" con il massacro psicologico e molto parlato di un recente soffocante ed ottimo film del grande Polanski (Carnage).
Insomma giochiamo a farci del male e a massacrarci! Questo più che altri e' quello che succede nel film, lungo tutta una notte, a due coppie che più diverse non si potrebbe immaginare.
La prima, quella nella cui casa (uno splendido inarrivabile attico romano, e non sarà un caso la scelta, per una volta! lo stesso tipo di immobile regale che ha "sputtanato" politici e prelati di grido per almeno qualche ora, qualche giorno, forse anche qualche mese...finché poi tutto finisce per passare inesorabilmente nel dimenticatoio per poi ripetersi di nuovo.... pazienza) si svolge la lenta inesorabile, logorante mattanza psicologica, è quella formata da un noto scrittore cinquantenne e dalla sua fedele ex alunna ed ora musa ispiratrice-ghostwriter: coppia affiatata in amore e nel lavoro, che accoglie, non proprio contemporaneamente, la seconda coppia nel seguente ordine: prima l'amica del cuore di lei in lacrime, dermatologa, dopo aver scoperto, ln flagranza di messaggio whatsapp, l'infedeltà del marito, eminente cardiochirurgo, abile ma greve e lunatico. E poi lui, il fedigrago, accorso dagli amici per cercare di capire...e anche per trovare ospitalità visto che la consorte l'ha cacciato di casa.
Due coppie molto diverse come ceto, mentalità, attitudini socio-politiche, che probabilmente vanno d'accordo proprio grazie a questa complementarità, eterogeneità in grado di attrarli, che li unisce a due e li rende convergenti gli uni agli altri per il differente stile di vita e altre piacevoli curiose discrepanze.
Da quel presupposto, una serie di menzogne e di tentativi di avvicinare i due, fanno si che tutte e quattro le persone convergano contemporaneamente nel grande lussuoso appartamento della prima coppia, a cui salta ogni tipo di impegno studiato nei dettagli fino a poco prima, e facendo letteralmente degenerare la situazione, fino a mettere in crisi anche la seconda coppia a suon di segreti maldestramente rivelati e rivendicati, bugie, mezze verità, e crisi isteriche conseguenti.
In un crescendo di tensione e di logorrea che l'ambiente chiuso, seppur vasto quanto solo un attico romano può essere, riesce a rendere plausibile e sin incalzante, la commedia ben scritta e molto bene interpretata da un poker d'attori perfetto (Bentivoglio+Ragonese+Calzone+Rubini), sa lasciare spazio ad ognuno dei mattatori in scena per costruirsi ognuno un personaggio completo e sfaccettato: piccoli grandi mostri di egoismo e di cattiveria che si ritagliano ognuno la propria area di salvezza, strappando agli altri il proprio salvagente, per cercare di limitare i danni mentre si sta precipitando, cercando anzi di cadere in piedi: proprio come il tanto temuto gatto del portinaio guardone, intruso impertinente e maldestro che tutto vede e tutto rifugge.
Fino ad un finale che si teme quasi fino all'ultimo istante possa scivolare nel troppo facilmente consolatorio, con un falso buonismo di natura riappacificatoria, ma che invece sa trovare i suoi spiragli realistici per far pensare come la vita di coppia sia, oggi più che mai, legata ad un filo davvero sottile.
A far da testimoni non uno, ma addirittura due pesci rossi, che si scrutano da lontano e si studiano per metà film, fino a convergere finalmente in un bagno di coppia: quello dei due che ha l'onore di fare da io narrante, ha la voce divertente, smargiassa ed irresistibile di Antonio Albanese.
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