Regia di Silvia Scola, Paola Scola vedi scheda film
Nella sala lillipuziana che il Guinness dei primati ha decretato essere il più piccolo cinema del mondo, quello dei Piccoli, nella romana Villa Borghese, si incontrano i modi disincantati e burberi di Ettore Scola con il sorriso travolgente ed ironico di Pif, collega dell'ottuagenario regista di Trevico ma con un tantino di esperienza in meno. È l'occasione per fare una chiacchierata "con cazzeggio" sull'ineffabile carriera del grandissimo regista di film come La più bella serata della mia vita, C'eravamo tanto amati, Brutti, sporchi e cattivi, Una giornata particolare, La terrazza, La famiglia e Che ora è, autore pluripremiato e assurto a ruolo di indiscusso Maestro della commedia all'italiana. Dai passi iniziali come vignettista per il Marc'Aurelio, lo stesso giornale nel quale conobbe Fellini, ai primi ruoli di "negro" (oggi si direbbe ghostwriter) per Marchesi e Metz, fino alle sceneggiature di film epocali come Un americano a Roma (1954), Il conte Max (1957), Adua e le compagne (1960), Il sorpasso (1962), Io la conoscevo bene (1965) e moltissimi altri (una settantina in tutto), il documentario ci conduce fino alla lunga carriera da regista del protagonista.
Il film voluto dalle figlie del regista, Paola e Silvia (già co-sceneggiatrici di alcuni dei film paterni), ridendo e scherzando alterna stralci dalle opere maggiori di Scola a rarissimi filmini di repertorio, ai quali viene aggiunto qualche cammeo ripreso dagli archivi domestici (toccanti quelli con Troisi e quello del ritorno a sorpresa da Parigi per festeggiare la moglie Gigliola). Per lo spettatore si tratta di una buona occasione per un ripasso leggero dell'opera di uno dei registi italiani più incisivi e interessati all'analisi sociale del Paese, con un prodotto che sotto il profilo cinematografico non si diversifica da tante altre operazioni simili.
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