Regia di J. Lee Thompson vedi scheda film
All'impatto inaudito de "Lo squalo",bissato la stagione seguente da "King Kong", le case di produzione, come è costume consueto,risposero con un'ondata massiccia di animali pericolosi da debellare, vere forze della natura in conflitto con l'Uomo:dopo piovre,orche,orsi,appena prima delle api,ecco il bisonte.Un esemplare albino,gigantesco, che fa una strage in un villaggio indiano appena cominciato il film, e che il capo tribù Cavallo Pazzo deve annientare per riguadagnarsi il proprio nome e salvare l'anima della propria figlia uccisa dalla furia dell'animale,secondo quanto gli annuncia lo stregone: lo stesso bestione compare negli incubi del celeberrimo pistolero Wild Bill Hickcock, che si risveglia sparando su tutto ciò che ha di fronte.Le strade dei due personaggi si incrociano nella seconda parte, con la caccia al bisonte che diviene sia una sfida tra Crazy Horse e Hickock ma anche un'occasione per allearsi e diventare amici:nella prima metà il passo di un professionista come Thompson sembra incerto sul da farsi, il ritmo non c'è, e la pellicola non coglie l'interesse dello spettatore.Va meglio nel prosieguo, con l'avvicinarsi al confronto con il furente bovino capace di provocare valanghe,che mugghia ricordando il suono di un treno,e carica con non meno forza di un Tir:l'alleanza tra l'eroe del West e il capo indiano decaduto,benchè denso e carico di rispetto reciproco è destinata a finire non appena risolta la questione-bisonte,e il trapper anziano e razzista che vorrebbe cinicamente colpire a morte il pellerossa,impersonato dal sempre ottimo Jack Warden, è una figura falsamente rassicurante che porta una luce sinistra su un film di fantasia tendente alla malinconia.Eppure Charles Bronson,in questi film di genere anni Settanta, non era affatto male, e la sua recitazione troppo frettolosamente bollata come "inespressività" era molto giocata sulle sfumature, e sul carisma dell'interprete.
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