Regia di Nick Robertson vedi scheda film
Cani randagi, animali assassini in branco, prendono di mira una fattoria con gruppo di famiglia in un interno. Ma il ritmo latita, la violenza -realistica- subisce una sorta di censura interna e il finale spicca nel più patetico buonismo, decisamente anacronistico per un horror del 2015. Prevedibile e senza alcun motivo per essere apprezzato.
Carla (Anna Lise Phillips) e Adam Wilson (Jack Campell), assieme a due figli, vivono in una fattoria sperduta nella sterminata landa australiana. Gli affari non vanno nel migliore dei modi, infatti un rappresentante della banca, presso la quale i Wilson devono risolvere un mutuo da tempo insoluto, si presenta per sottoporre alla famiglia due soluzioni: la vendita sotto stima della fattoria o il pignoramento, con immediato sfratto. Nonostante la gravità della situazione questo però diventa, in breve tempo, il problema minore: un branco di cani randagi e feroci infatti, già responsabile del massacro di una coppia e di alcune pecore, ha preso di mira la famiglia Wilson arrivando a penetrare dentro l'abitazione.
Sorta di crossover tra sottogeneri horror, con il classico branco di mastini inferociti, scagliati contro esseri umani. In pratica un home invasion con condimento a base di animali assassini, contorno action e una spruzzatina di schizzinoso (leggasi contenuto) splatter. Il debutto in regia di Nick Robertson (ad oggi, settembre 2018, il suo unico film) non brilla certo per inventiva anzi, tutt'altro. Robertson tenta in tutti i modi possibili di dare un senso al lungometraggio, ma ottantaquattro minuti sembrano essere un'eternità a causa, soprattutto, della pessima sceneggiatura. Che prevede, tra l'altro, un happy ending eccessivo, per quanto utopistico e positivo.
Gli attori ce la mettono tutta e anche la fotografia è molto suggestiva. Da menzionare cinque minuti che vedono un cane (della stazza di un cinghiale!) penetrare nella casa e cercare Carla, mentre quest'ultima tenta di nascondersi in totale mutismo, con il silenzio rotto unicamente dal ticchettio di un orologio a parete. Ma da qui in poi, The pack prosegue con il pilota automatico finendo per assumere il definitivo aspetto di un comune (quindi dimenticabile) TV movie da prima serata.
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