Regia di James Ponsoldt vedi scheda film
The Circle (2017): locandina
Si scrive The Circle, si legge, facilmente, Facebook + Apple.
[ A essere sinceri ma anche provinciali si può leggere anche come 'Casaleggio Associati' … non è difficile capire il perché: idiozie sparse su partecipazione collettiva del popolo bue su democrazia diretta ed estesa, accessibile a tutti in tempo reale, controllabile, obbligata, in eterna connessione ecc.. La realtà, naturalmente, ci ha presto detto come i tanto sbandierati streaming siano finiti nelle strette maglie dell'oscura, immutabile, torbida arte della politica ]
Un film, quello diretto e scritto da James Ponsoldt (The Spectacular Now e The End of the Tour) a partire dal romanzo omonimo di Dave Eggers, che brilla per futilità e assoluta incapacità di approfondire tematiche e riflessioni.
Già appesantito da un fardello di derivatività troppo evidente per essere trascurato – oltre al classico orwelliano 1984, si possono menzionare tra gli altri S.Y.N.A.P.S.E. - Pericolo in rete e Truman Show, e in genere tutte le pellicole sulle sette religiose –, l'aspetto peggiore risiede nella sceneggiatura esile, superficiale, e tendenzialmente qualunquista/opportunistica.
Il disprezzo della privacy, l'abuso dei dati personali, la deriva autoritaria della rete, il controllo e la manipolazione attraverso l'Impero dei Social, la conoscenza come obbligo morale da condividere, la connessione 24h: argomenti tutti di grande interesse, discussi ogni giorno e a ogni livello, trattati con la schematicità e la manichea inclinazione del timido studentello alle prese con un compito palloso.
Il risultato non può che significare considerazioni banali e – paradossalmente –, superate (poiché la materia è, oltre che infinitamente complessa, in continua evoluzione), concetti mediocri, situazioni insulse, e un'idea generale di fondo che attiene più al mero sfruttamento di una risorsa sensibile che all'espansione di ulteriori livelli di lettura e pensiero critico.
Non si esce vivi, insomma, da modelli analitici convenzionali, da interpretazioni ideologiche precostituite, da speculazioni fortuite e interessate.
Rappresentazione fiacca – latitano ispirazione e creatività nella concezione del “campus” di The Circle –, estetica di riporto, messa in scena canonica e debole (si “entra” nel film troppo tardi), narrazione sconnessa e insipiente (la trasformazione di Mae/Emma Watson da innocente senza alcun grado di cinismo a ultracorpo votato alla Causa non convince nemmeno per un nanosecondo), personaggi secondari abbozzati e pure male (l'amica Annie, l'amico Mercer, l'enigmatico “infiltrato” già co-fondatore della struttura, i genitori - tra i quali il recentemente scomparso Bill Paxton -, i viscidi gestori), thrilling d'ordinanza e una risoluzione semplicistica completano il mesto quadretto di un'opera anemica e vuota.
Tutt'altro che necessaria.
Oh, e l'assoluta protagonista, Emma Watson.
Grande interpretazione, davvero. Ci vuole talento vero per non far filtrare una sfumatura che sia una, un'espressione anche solo vagamente credibile, una partecipazione che non sembri quella di un'allegra scampagnata fuori porta. Tra le attrici hollywoodiane della “A list”, la più scarsa.
Pessima scelta – lo si nota pure da come la guarda in cagnesco il malcapitato, stevejobsizzato Tom Hanks – per un pessimo film.
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Questo film m'incuriosiva abbastanza per il tema trattato, (che in realtà m'interessa poco, e poco mi affascina)... la tua recensione mi fa pensare che non troverò nulla di memorabile... spero almeno in Tom Hanks, attore che apprezzo sempre in tutto quello che fa (recentemente ho visto Sally, fantastico, ma siamo in altro ambito) anche se guarda in cagnesco la Watson, probabilmente a ragione...
tenterò lo stesso la visione, sperando che non mi deluda troppo...
Tom Hanks è in modalità pilota automatico, non per colpa sua, ma poco cambia. La visione, sì, te la consiglio: potresti trovare comunque spunti di interesse e ad ogni modo non parliamo di un film "inguardabile", ecco ... Un saluto.
in effetti concordo, nel senso che come opera di arte cinematografica non è un portento, però credo che in alcuni casi il didascalismo, lo schemtismo, una certa programmaticità della trama, plot prevedibile, ricatti prevedibili e svolte prevedibili, caratterizzazioni poco caratterizzate (però Tom Hanks mi è piaciuto, grande Bill Paxton), frasi che potrebbero anche non essere pronunciate visto che lo spettatore ha capito lo stesso e non c'è bisogno della discalìa a tutti i costi che confermi la forza del messaggio (quando Tom Hanks sul finale dice "siamo fregati" o una cosa del genere, per esempio) siano importanti per esplicitare il proprio punto di vista, sbattendolo in faccia (per dirla alla Funari) alle coscienze forse addormentate, forse annichilite nel pensiero, forse disinteressate, che forse pensano di non essere coinvolte...... mi fa piacere che anche tu abbia notato una certa somiglianza di tematiche con i 5 s-upercazzola ops stelle ahahah... (dalle stelle alle stalle? bah, dico solo: molto deludenti, ma questa è un'altra storia)
ciao
Beh, quando la Watson abbaia (ehm ... pardon) le sue idee di "democrazia " il pensiero non che può correre lì. Ma in genere accade lo stesso con i film che parlano di sette.
Sul resto non saprei, un'opera così basata su un romanzo di 4-5 anni fa (un'altra era, ai tempi di internet) mi pare proprio fuori tempo ...
Ciao.
non ho ancora visto il film, sono sincero, il più delle volte si cerca di capire dalle recensioni come potrebbe essere...ecco la tua è piena di parole insignificanti inutili pompose dette solo per sentirsi parlare, mi fanno pensare che sarà un film da guardare.
Bene, quando l'avrai guardato sarà un piacere avere un confronto. Un saluto.
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