Regia di James Ponsoldt vedi scheda film
Si scrive The Circle, si legge, facilmente, Facebook + Apple.
[ A essere sinceri ma anche provinciali si può leggere anche come 'Casaleggio Associati' … non è difficile capire il perché: idiozie sparse su partecipazione collettiva del popolo bue su democrazia diretta ed estesa, accessibile a tutti in tempo reale, controllabile, obbligata, in eterna connessione ecc.. La realtà, naturalmente, ci ha presto detto come i tanto sbandierati streaming siano finiti nelle strette maglie dell'oscura, immutabile, torbida arte della politica ]
Un film, quello diretto e scritto da James Ponsoldt (The Spectacular Now e The End of the Tour) a partire dal romanzo omonimo di Dave Eggers, che brilla per futilità e assoluta incapacità di approfondire tematiche e riflessioni.
Già appesantito da un fardello di derivatività troppo evidente per essere trascurato – oltre al classico orwelliano 1984, si possono menzionare tra gli altri S.Y.N.A.P.S.E. - Pericolo in rete e Truman Show, e in genere tutte le pellicole sulle sette religiose –, l'aspetto peggiore risiede nella sceneggiatura esile, superficiale, e tendenzialmente qualunquista/opportunistica.
Il disprezzo della privacy, l'abuso dei dati personali, la deriva autoritaria della rete, il controllo e la manipolazione attraverso l'Impero dei Social, la conoscenza come obbligo morale da condividere, la connessione 24h: argomenti tutti di grande interesse, discussi ogni giorno e a ogni livello, trattati con la schematicità e la manichea inclinazione del timido studentello alle prese con un compito palloso.
Il risultato non può che significare considerazioni banali e – paradossalmente –, superate (poiché la materia è, oltre che infinitamente complessa, in continua evoluzione), concetti mediocri, situazioni insulse, e un'idea generale di fondo che attiene più al mero sfruttamento di una risorsa sensibile che all'espansione di ulteriori livelli di lettura e pensiero critico.
Non si esce vivi, insomma, da modelli analitici convenzionali, da interpretazioni ideologiche precostituite, da speculazioni fortuite e interessate.
Rappresentazione fiacca – latitano ispirazione e creatività nella concezione del “campus” di The Circle –, estetica di riporto, messa in scena canonica e debole (si “entra” nel film troppo tardi), narrazione sconnessa e insipiente (la trasformazione di Mae/Emma Watson da innocente senza alcun grado di cinismo a ultracorpo votato alla Causa non convince nemmeno per un nanosecondo), personaggi secondari abbozzati e pure male (l'amica Annie, l'amico Mercer, l'enigmatico “infiltrato” già co-fondatore della struttura, i genitori - tra i quali il recentemente scomparso Bill Paxton -, i viscidi gestori), thrilling d'ordinanza e una risoluzione semplicistica completano il mesto quadretto di un'opera anemica e vuota.
Tutt'altro che necessaria.
Oh, e l'assoluta protagonista, Emma Watson.
Grande interpretazione, davvero. Ci vuole talento vero per non far filtrare una sfumatura che sia una, un'espressione anche solo vagamente credibile, una partecipazione che non sembri quella di un'allegra scampagnata fuori porta. Tra le attrici hollywoodiane della “A list”, la più scarsa.
Pessima scelta – lo si nota pure da come la guarda in cagnesco il malcapitato, stevejobsizzato Tom Hanks – per un pessimo film.
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