Regia di Robert Siodmak vedi scheda film
Due loschi individui (William Conrad e Charles McGraw) giungono in una sperduta cittadina e uccidono Pete Lunn, soprannominato "Lo Svedese" (Burt Lancaster), un uomo dal passato oscuro che lavorava come addetto alla pompa di benzina del paese.
La morte dello "Svedese" lascia parecchi punti irrisolti, e l'agente assicurativo Jim Reardon (Edmond O'Brien), insospettito, decide di indagare per capire cosa c'è dietro all'intera faccenda.
“I gangsters” costituisce senza ombra di dubbio una delle “vette” del noir anni quaranta: insieme a film quali “La fiamma del peccato”, “Il mistero del falco” o “Le catene della colpa” è una di quelle opere che hanno contribuito in maniera decisiva a definire le coordinate e gli stilemi di questo straordinario genere cinematografico.
Partendo dall’omonimo racconto di Ernest Hemingway, il regista tedesco Robert Siodmak, con l’ausilio di un team di sceneggiatori d’eccezione che comprende Anthony Veiller, Richard Brooks e John Huston, realizza un noir fenomenale, percorso per tutta la sua durata da un’atmosfera opprimente, che tende quasi “a schiacciare” lo spettatore, un po’ nella stessa maniera in cui il protagonista, “Lo Svedese”, viene stritolato dall’ineluttabile mano del fato e perseguitato dal suo passato, al quale, nonostante tutto, non è riuscito a sfuggire.
Il sapiente utilizzo dei flashback, attraverso i quali la vicenda viene ricostruita alla stregua di un mosaico, la genialità di svariate sequenze, come i primi venti minuti inziali, in cui “Lo Svedese” sceglie di farsi uccidere piuttosto che continuare a fuggire dal proprio destino, il primo incontro tra Lancaster e la Gardner alla festa oppure la scena della rapina, sono elementi che non fanno altro che ribadire la grandezza di questo film, oltre che lo smisurato talento di Robert Siodmak.
Un valore aggiunto è poi costituito dalla ricchezza del cast: Burt Lancaster, seppur esordiente, brilla già di luce propria, e con l’interpretazione dello sfortunato quanto rassegnato “Svedese” si fece notare da pubblico e critica; Ava Gardner, nel ruolo della bellissima e conturbante Kitty Collins, “dark lady” manipolatrice e senza scrupoli, ebbe la definitiva consacrazione; abbiamo poi l’ottimo Edmond O’Brien, un attore a dire il vero molto sottovalutato, e una serie di ottimi caratteristi come Sam Levene, Albert Dekker e Jeff Corey, senza dimenticare i due inquietanti “killer” che appaiono all’inizio e alla fine, cioè William Conrad e Charles McGraw.
Fotografia di Elwood Breddel, colonna sonora (magnifica) di Miklós Rózsa.
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