Regia di Robert Siodmak vedi scheda film
almeno una mezza dozzina di sequenze d'antologia (l'incipit, il piano-sequenza scorsesiano della rapina, il pre-finale al ristorante...) e una regia magistrale, in un capolavoro degli anni 40, sosprendente per il modo in cui viene ricostruita la vicenda, con quel mosaico di flashback che si viene a creare un po' alla volta, definendo una realta' ambigua, sfuggevole e intricata, sempre sul punto di smontarsi e smentirsi con colpi di scena continui: la lucida razionalita' dell'assicuratore (vero protagonista del film) contro la follia criminale, i doppi giochi, i misteri, la diffidenza, le crudelta', gli imbrogli, le menzogne, i tradimenti, le passioni, le amarezze, la disperazione di una manica di perfidi profittatori, votati sin dall'inizio alla sconfitta. Burt, Ava e tutti gli altri "gangsters", se ci fate caso, si vedono poco: sono dei fantasmi. Film seminale: Tarantino, Lynch e tanto altro neo-noir degli anni 90 trova (anche) qui le sue radici
uno dei grandi dimenticati: ha saputo mescolare l'espressionismo tedesco con l'estetica noir come forse solo Fritz Lang. La finezze delle sue inquadrature, i giochi d'ombra, i virtuosismi tecnici, il senso del ritmo e della suspence, la notevole modernita' espressiva: un Autore da riscoprire
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