Regia di Robert Siodmak vedi scheda film
Un noir a cui le personalità dei protagonisti donano un’aura straordinariamente vivida: l’ombra è accesa dalle passioni, dalle sfumature del carattere, dal bagliore delle intuizioni e dal lampo del sospetto, in un gioco di luci che trasferisce, sullo schermo, l’originale complessità delle situazioni. La sceneggiatura trae spunto dall’opera The Killers di Ernest Hemingway, di cui riprende, nella prima parte, l’inquietante trama: due sconosciuti giungono in una piccola città americana per uccidere un ex puglie svedese, che scampa per puro caso all’agguato, tesogli dai sicari nel bar presso il quale egli è solito cenare. Il racconto di Hemingway finisce qui, senza risolvere il mistero del movente, né rivelare gli ulteriori sviluppi del piano criminale; è a questo punto che il film di Siodmak (sceneggiato da Anthony Veiller, Richard Brooks e John Huston), prende il via, ricostruendo, attraverso un’acrobatica successione di flashback inscatolati uno dentro l’altro, i retroscena dell’oscuro antefatto. La storia si dispiega poco a poco, come una carta geografica spacchettata sul tavolo, che diventa leggibile solo quando, fra diritti e rovesci, è stata completamente distesa. L’indagine condotta dall’investigatore Reardon scava nel passato della vittima seguendo un percorso zigzagante tra realtà ed apparenza, in cui la simulazione e il sotterfugio sono, simultaneamente, armi di attacco e di difesa. La verità è stratificata, e la sua profondità è riprodotta, nelle inquadrature, grazie a magistrali effetti di chiaroscuro, e ad una accuratissima disposizione dei soggetti, che, con la decisiva complicità del bianco e nero, riescono a creare plasticità e tridimensionalità. Le scene sono come scolpite con la macchina da presa: sono come figure marmoree immerse in una variegata emulsione di chiazze traslucide, che, secondo il movimento, rivelano, nascondono, attenuano ed accentuano i dettagli di persone e cose. La superficie dello schermo assume, talvolta, il profilo di un paesaggio lunare, morbidamente ondulato dai contorni di avvallamenti, montagne, crateri, altre volte assume l’aspetto di un gioco teatrale di scenari che scorrono su piani paralleli, di figure sovrapposte che, benché piatte, trasmettono il senso della prospettiva. A questi rari pregi formali si aggiunge, in questo film, una grande attenzione per il contenuto narrativo, assicurata dalla costante presenza di uno sguardo scrutatore che, però, non diventa mai invasivo, mantenendosi sempre – come il visitatore di una mostra, o l’osservatore davanti a una finestra panoramica – rispettosamente al di qua del “vetro”.
Ecco i link ad alcuni fotogrammi tecnicamente rilevanti:
http://imaginarlaciencia.files.wordpress.com/2009/12/forajidos-the-killers-robert-siodmak-1946.jpg
http://lunar-circuitry.net/wordpress/wp-content/uploads/2007/06/killers3.jpg
http://www.movingimagesource.us/images/articles/the-killers-4-20100420-113923-medium.jpg
http://1.bp.blogspot.com/_fsrYPG3SaVY/S6Tgmu5QijI/AAAAAAAAADw/shWNLa9nfXw/s400/killers.png
http://4.bp.blogspot.com/_zGreRPcsAtg/SdhxLhzvgUI/AAAAAAAAAqA/74AcP34sjcg/s400/Killers6.jpg
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