Regia di Ian Kessner vedi scheda film
Onesto omaggio di un regista canadese ad un tipo di horror, lo slasher, oggi più che inflazionato ma che rappresenta un'epoca ben precisa (il decennio 1980/1990).
Michigan, 1977: in una casa isolata avviene un brutale omicidio.
Bloomfield (Michigan), 1984: l'adolescente Adrienne (Kendra Timmins) racconta al padre una bugia, dicendo di volere passare fuori la notte pernottando in un hotel per poi potere partecipare ad un party assieme ai compagni di scuola. In realtà, l'idea è quella di raggiungere un posto isolato, in compagnia di altri sette amici tra i quali il ragazzo di cui è innamorata. Per raggiungere la meta, il gruppo ruba uno scuolabus finendo per restare a piedi a causa del carburante. In cerca di soccorso, i ragazzi finiscono per ritrovarsi -in piena notte- di fronte alla casa teatro dell'omicidio avvenuto nel '77.
Il produttore canadese Ian Kessner, decide di debuttare alla regia di un lungometraggio che possa pienamente inserirsi nel genere slasher. Inserirsi a tal punto che decide di ambientare gli eventi proprio a metà Anni '80. E va riconosciuto al regista di questo Lost after dark di avere particolarmente curato l'aspetto visivo, tanto che a non saper essere stato realizzato nel 2013, lo si potrebbe davvero scambiare per girato in quel periodo: a cominciare dai vestiti, le pettinature, le musiche e, ancora, da foto-ritratti di Reagan affissi alle pareti o dai mezzi di locomozione (lo scuolabus giallo, che ricorda anche quello guidato dal Fred Krueger di Nightmare). Viene però da chiedersi il senso dell'operazione che -alla resa dei conti- appare unicamente emulativa, in quanto priva di storia e semplice copia/incolla di scene estrapolate dai migliori esemplari tra i quali -nemmeno a dirlo- i titoli più imitati nella storia del cinema horror: Texas chainsaw massacre e Venerdì 13. Pur apprezzando il punto di vista non americano del genere, e certi picchi di inattesa cattiveria nell'esplosiva terza parte, il risultato è quello di un ripetitivo horror destinato al mercato televisivo (non a caso il formato è -fuori tempo massimo- 1.33:1), in grado di catturare l'attenzione unicamente dei più giovani, qui messi di fronte ad una concezione di cinema che arriva dritta dritta da ben altri tempi. Per quanto attento alla messa in scena, però, Kessner sovrappone alle immagini, senza volerlo, momenti imperdonabili: ad esempio il look di Joad (Mark Wiebe) nella prima fase di esposizione, simile a quello del nostro Monnezza e quindi in grado di azzerare l'indice della tensione in favore di una non ricercata ironia.
Curiosità
Si tratta di un pobabile blooper quando una delle ragazze -citando l'insistenza del padre e le critiche al modo di vestire (con jeans strappati)- paragona l'atteggiamento del genitore allo show Big brother (Grande fratello). Nel 1984, anno nel quale è ambientato Lost after dark, il format televisivo citato era ben lontano dall'essere trasmesso.
Nelle sequenze finali, lo sceriffo che da spiegazioni sui componenti della famiglia antropofaga è interpretato in un divertente cameo da Rick Rosenthal, prolifico regista di serie televisive che però, nell'ormai lontano 1981, ebbe a che fare con lo slasher, firmando la regia di Halloween 2 - Il signore della morte.
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