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La taularde

Regia di Audrey Estrougo vedi scheda film

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La recensione su La taularde

di alan smithee
5 stelle

La scelta di Sophie....Marceau...splendida e regale "galeotta" per amore. Cinquant'anni invisibili sul suo corpo scultoreo che il film ha la buona e furba intuizione di mostrarci, ancora una volta.

locandina

Jailbirds (2015): locandina

"La taularde", ovvero la galeotta: tanto diventa la bella professoressa quarantenne Sophie Marceau, su cui grava la pesante accusa di aver aiutato nella fuga il marito carcerato, ora latitante. Un sacrificio d'amore che mette la donna di fronte e a contatto con una realtà cruda e spietata, faccia a faccia con persone, ceti sociali, caratteri e costumi sociali in cui ella appare come una bellissima aliena, guardata con sospetto e oggetto di screzi e prepotenze da parte delle più anziane e scafate abitanti di quel variegato e circoscritto microcosmo.

Invitata a spogliarsi da parte di una corpulenta guardia, la Marceau nell'incipit del film che è il momento più forte e anche toccante dell'intero film, mette a nudo con fierezza una bellezza ancora smagliante e dirompente che davvero la rende una perla rara di fronte a tanta mediocrità, forza dirompente che mal si adatta ad un ambiente. E ci restituisce la bellezza, ancora fresca nonostante i cinquanta ormai imminenti, della strepitosa Boum cresiuta e maturata benissimo come un frutto perfetto in ogni stadio del suo processo di crescita e maturazione.

Sophie Marceau

Jailbirds (2015): Sophie Marceau

Sophie Marceau, Suzanne Clément

Jailbirds (2015): Sophie Marceau, Suzanne Clément

Sophie Marceau

Jailbirds (2015): Sophie Marceau

Il film non intende spiegarci più di tanto, entrare nei particolari di un complotto di famiglia che resta nei segreti e nelle reticenze di una protagonista che inizia la sua tetenzione con forte determinazione, lasciandosi tuttavia tentare sempre più da una via di risoluzione alternativa, conscia del ruolo di vittima sacrificale che si è in qualche modo cucita addosso, senza aver di fronte nessun segno concreto di una futura possibilità di riscatto.

Il resto della storia, solidarietà tra condannate, attese di giudizi, tentativi  di estorcere alla donna confessioni in grado di rintracciare il consorte promettendole la via scagionarla, sotterfugi da vita tra le sbarre sìdove ogni cosa ha un prezzo sempre molto caro, da una telefonata ad un cellulare introdotto clandestinamente, ad una semplice sigaretta, non presenta particolari momenti di particolare o rilevante qualità artistica.

Oltre ad una Marceau irrinunciabile, unica vera forza trainante della quarta opera della regista, specializzata in storie rosa, come Audray Estrougo, citerei senza esitare la "dolaniana" Suzanne Clement e la emergente Alice Belaidi.

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