Regia di Vito Palmieri vedi scheda film
Dodici minuti di pura nostalgia, eppure l'amarezza non è destinata a rimanere a lungo: l'ultimo proiezionista - quantomeno nel bolognese - Paolo Romagnoli si trova di fronte alla fine di un'era, un'era che ha contraddistinto la sua intera vita fino a quel momento, ma è ben pronto ad affrontare la sfida tecnologica delle nuove attrezzature digitali. La vita va avanti, forse non sempre nel senso migliore, ma è giusto che si proceda ed è importante non soffermarsi con lo sguardo troppo a lungo rivolto all'indietro, cercando allo stesso tempo di adattarsi alle novità. Davvero ben realizzato, questo cortometraggio di Vito Palmieri, già autore di interessanti (e premiati, anche all'estero) lavori su Lucio Dalla (Anna bello sguardo, 2012), lo Zecchino d'oro (Il valzer dello Zecchino: viaggio in Italia a tre tempi, 2010) e altri ancora, attivo da circa un decennio; un'opera che riassume un'epoca di transizione, come quella del passaggio dalla pellicola al digitale, con ironia e leggerezza, evitando facili retoriche sui bei vecchi tempi andati, ma ricordandoli e soprattutto ricordando quanto abbiano significato per tanti: lo stesso Romagnoli, nel momento probabilmente più alto del film, racconta come la moglie abbia avuto le doglie, anticipando così la nascita del loro primogenito, proprio al cinema, a causa delle risate suscitate dalla visione di Un maggiolino tutto matto (Robert Stevenson, 1968). Scritto da Palmieri insieme a Sofia Assirelli, ottima scelta il sottofondo musicale jazzato. 6,5/10.
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