Regia di William Friedkin vedi scheda film
Stanchi del politicamente corretto che affligge i film del nuovo millennio? Stufi del fatto che le minoranze devono essere sempre ritratte in modo positivo o comunque piacevole e mai in modo negativo? Adirati per il fatto che il maschio bianco eterosessuale stia venendo messo sotto accusa e ritratto ormai come l'origine di tutti i mali? Se la risposta è sì, Cruising di William Friedkin (1980) è il film che fa per tutti voi.
Friedkin aveva iniziato con il botto la sua carriera ad Hollywood, Il Braccio violento della legge (1971) gli aveva procurato premi a volontà (tra cui l'oscar per la miglior regia) e incassi per oltre 70 milioni, ancora meglio con il successivo L'Esorcista (1973), capace di incassare una montagna di soldi e ad oggi essere il miglior film del regista, nonché un capolavoro assoluto del cinema. Purtroppo come lo stesso regista ammise nella sua autobiografia, prima o poi la luce diventa ombra e tutto ciò, misto con il suo carattere arrogante, lo aveva portato a schiantarsi al botteghino con il film successivo Il Salario della Paura (1977).
Friedkin non si perde d'animo, forse il problema del suo ultimo film è stato non aver ingaggiato una star di fama mondiale, per un film che in sé non è che avesse attrattiva sul pubblico, così con il suo prossimo progetto Cruising, il regista inaggia Al Pacino come protagonista e ritorna al genere che gli aveva dato fama e gloria; il poliziesco.
Stando alla autobiografia di Friedkin, purtroppo sin da subito le cose prendono una brutta piega, a cominciare dalle proteste dei gruppi gay che temono il fatto che la pellicola possa mettere in cattiva luce il loro mondo, proprio nel momento storico in cui cercavano rispettabilità, così visto che Friedkin ha sempre girato in luoghi realistici, gli omosessuali si organizzavano in gruppi numerose, per dare fastidio alla troupe e orchestrare una campagna stampa contro il film.
A tutto questo si aggiunge un Al Pacino visto da Friedkin come un attore si molto bravo, ma anche una star che arrivava in ritardo e che a lungo andare nel corso delle riprese, mostrava sofferenza per questo clima di astio.
In effetti cosa c'è di scandaloso nella trama di Cruising, visto che alla fine è un poliziesco con il classico poliziotto infiltrato Steve Burns (Al Pacino), il quale spacciandosi per gay, deve scoprire l'identità di un killer che sta uccidendo numerosi omosessuali.
Sin dalla bellissima prima immagine dei palazzi di New York, il regista sembra prendere molto le distanze da quel mobdo verticale cosi (apparentemente) perfetto e pulito, inquadrato con un tono glaciale di blu, che subito crea una barriera tra lo spettatore ed un certo tipo di New York stereotipata; al regista interessa indagare sul male che si cela dietro tale apparente bene.
Cruising trae la sua forza non dall'indagine che è scritta in mondo abbastanza semplice, ma dalla descrizione di questo mondo gay sadomasochista che si unisce alla subcultura punk-rock, che popola il sottobosco urbano e nascosto di una New York inedita, la quale in altre zone della città, mostra un profilo nascosto e celato ai più.
L'indagine quindi è un mero pretesto da parte del regista per lanciare uno sguardo su una realtà esistente e totalmente celata ai nostri occhi. Basta aprire una porta sgangherata per gettare lo sguardo su un mondo che non si mostra alla luce del sole, pur pulsando di vitalità e soggetto a regole e simboli tutti suoi. Il protagonista eterosessuale essendo immerso in una realtà a lui totalmente estranea, osserva con circospezione e distacco tale massa di corpi aggrovigliati e dediti ad ogni sorta di pratica sessuale anche di tipo estremo (i totali di Friedkin in questi luoghi underground si sprecano).
Non c'è alcun giudizio negativo del regista su tali pratiche e né il film a mio avviso contiene messaggi contro gli omosessuali; anzi alcuni di questi vedendo nel locale il nostro protagonista da solo, lo invitano a ballare con loro dimostrando così di non cercare compagnia altrui solo per fare sesso, tanto che a poco a poco Steve comincia ad avere dubbi sul suo orientamento sessuale, cercando conferme nel fare (quando può) sesso con la sua donna, Nancy.
Il ritratto di Friedkin su questo (parziale) mondo omosessuale, non nasconde alcun sottotesto omofobo; ritraendo gli omosessuali come persone aventi vizi e virtù comuni a tutti gli altri esseri umani.
Forse le comunità gay invece di starnazzare contro il film, avrebbero dovuto quantomeno vederlo, visto che i poliziotti (rigorosamente e fieramente eterosessuali) sono le figure più negative del film, viste le loro angherie e sopprusi contro gli omosessuali. In sostanza la polizia più che interessada a trovare il colpevole, agisce esclusivamente in preda all'odio verso i gay.
Con tutte queste problematiche in corso di riprese, lo studio della Warner spaventato dalle polemiche, tagliò ben 40 minuti di film; sequenze che avrebbero approfondito l'indagine che nella seconda mèta di film é abbastanza lacunosa, caratterizzato meglio i personaggi di contorno e dato uno sguardo ancora più estremo su questo mondo underground.
Un thriller poliziesco così cupo, sporco, realistico e ambiguo nel finale come Cruising, all'alba dell'era Reagan e con il cinema che stava cambiando totalmente tono ed intenti, non lo voleva nessuno ed infatti al botteghino fu una delusione con critiche fortemente negative.
PS: Le prime righe chiaramente hanno un tono ironico anche perché non sapevo come iniziare a recensire il film, quindi non sono assolutamente offensive verso qualsiasi orientamento sessuale. Ci tenevo a dirlo perché dopo l'antisemitismo beccatami in America Oggi, non ci tengo ad essere etichettato come omofobo.
Se vi sentite offesi quindi sono problemi vostri.
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