Regia di Jihane Chouaib vedi scheda film
34 TFF - TORINOFILMLAB
Nada fa ritorno nel suo paese natale, il Libano, ma già dai primi momenti all'emozione fa posto un sentimento più frustrante: quello di sentirsi straniera nel proprio paese.
Trovato rifugio presso la vecchia casa del nonno, misteriosamente scomparso ai tempi della guerra civile durata che ha opposto sanguinosamente i cristiani dai musulmani nel lungo periodo intercorrente dal 1975 al 1991.
Già dalle condizioni in cui versa quell'abitazione in abbandono, la donna intuisce che qualcosa di violento è occorso al suo anziano parente, anche se tutto attorno regna la reticenza, il sospetto, la diffidenza di chi non la considera una di loro, ma una vera e propria minaccia estranea a quel contesto.
Se da un lato l'intensità interpretativa fornita dalla splendida attrice iraniana Golshifteh Farahani, una donna che di esilio se ne intende molto e comprende più di una persona chiunque l'essenza di ritrovarsi esrtranea nel proprio paese natio, è contagiosa e reale, dall'altro la sceneggiatura del film pare tenda eccessivamente a crogiolarsi su questo suo valore aggiunto, svuotando completamente la sua essenza del racconto in un costante ed estenuante rifugiarsi della regia su primi piani pregevoli certo, ma troppo insistiti sulla bellissima attrice dallo sguardo triste e melanconico.
E se dunque la sofferenza di chi cerca risposte, notizie su destini di persone amate scomparse senza lasciare traccia nè una tomba ove eventualmente piangerle, è qui tangibile, e finisce per riflettersi sugli oggetti, sulle rovine di ciò che è stato, è anche vero che al film non resta altro di più concreto su cui poggiarsi per poter dare nerbo ed ispirazione ad una storia, una vicenda che rimane solo abbozzata ed ancorata ad una idea, ad una testimonianza, ma che non riesce mai veramente a decollare a livello di narrazione.
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