Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Pupi Avati, con il suo consueto stile dove un insieme di personaggi diventa coralità quasi all'unisono, è abile come sempre nel soffermare lo sguardo sul particolare per poi costruirvi la storia come un abito cucito su misura. Qui, in "Storia di ragazzi e di ragazze" gioca per certi versi in casa (elemento non nuovo nel suo cinema) non solo per l'ambientazione emiliana ma perchè racconta la vicenda del fidanzamento dei suoi genitori, la difficile comprensione reciproca tra una famiglia della borghesia bolognese (quella del padre) ed una più schiettamente popolare (i contadini dell'Appennino da cui proviene la madre). Quel mondo che Pupi Avati conosce bene e che sa riprodurre proprio con quella coralità che si ritrova in buona parte dei suoi film, magari a volte un pò confusa (i dialoghi in presa diretta,soprattutto all'inizio, sono spesso incomprensibili per quanto concitati) ma di lucida genuinità. Rimane uno spaccato interessante di questo sovrapporsi di storie e personaggi spesso in conflitto tra loro e che ricorda molto, anche se con stile diverso, quella che sarà la famiglia disgregata di "Parenti serpenti" di Monicelli.
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