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La ragazza senza nome

Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La ragazza senza nome

di yume
8 stelle

Forse avrebbero fatto bene, a Cannes, e dividere salomonicamente in due il premio. Ma così va il mondo!

locandina

La ragazza senza nome (2016): locandina

 

… Avec un ciel si bas qu'un canal s'est perdu

Avec un ciel si bas qu'il fait l'humilité

Avec un ciel si gris qu' un canal s'est pendu

Avec un ciel si gris qu' il faut lui pardonner …

 

E l’umiltà ha suggerito ai due fratelli di eliminare sette minuti dal film, dopo la fredda accoglienza di Cannes, minuti che insistevano sulle competenze professionali di Jenny, giovane e brava professionista che nel suo ambulatorio a Seraing, sobborgo di Liegi, cura tutto ciò che capita ad un medico generico, oscura e insostituibile presenza che ancora sopravvive nel mondo delle specializzazioni.

E forse proprio questo hanno capito i Dardenne se danno alla loro protagonista una fisionomia così robusta, così fortemente individuata di donna che sa, che si è costruita delle conoscenze forti e di quelle fa la sua vita.

Che Jenny sia un bravo medico viene riconosciuto anche dalla selezione che le assegna un ruolo in un istituto prestigioso della città, il Kennedy, ma di quella breve sequenza iniziale perderemo memoria nel corso del film.

Quello sarà il futuro, ora c’è il presente che preme alle costole di Jenny.

 

Adèle Haenel

La ragazza senza nome (2016): Adèle Haenel

Un cadavere, una giovane donna di colore, viene trovata con l’osso del collo rotto sugli scogli del canale che costeggia la strada a scorrimento veloce che, a sua volta, costeggia l’isolato di case popolari dove Jenny ha l’ambulatorio.

La ragazza aveva provato a suonare al suo videocitofono, era ormai sera sotto quel ciel si bas qu'un canal s'est perdu, la telecamera di sorveglianza ce la farà vedere per qualche secondo, durante l’inchiesta, fille inconnu di seconda o terza generazione di immigrati, ora diventata un caso da archiviare velocemente per la polizia locale.

L’ambulatorio era ormai chiuso da un’ora, Jenny aveva detto a David, lo stagista che stava per aprire, di non farlo, ci sono regole e chi arriva dopo l’orario di chiusura torni il giorno dopo, anche i medici hanno diritto al riposo, benchè la gente sembri non capirlo.

I Dardenne sanno alla perfezione come far crescere vertiginosamente la temperatura senza che nulla sembri spostarsi dal suo posto.

Come per la Sandra di Deux jours, une nuit, sarà il muoversi continuo di Jenny negli spazi della città, quel suonare ai campanelli di condomini anonimi, quel parlare in brevissimi dialoghi ora con l’uno ora con l’altro, a caricare gli eventi di una tensione che, ci accorgeremo a titoli di coda improvvisamente sullo schermo, è un problema fra noi e loro, è il dialogo muto con le nostre proiezioni.

Perché siamo coinvolti, Jenny è tutti noi, ma è anche l‘esatto contrario di tutti noi.

Ci mettono ogni volta allo scoperto, i Dardenne, forse per questoqualcuno non ce la fa a digerirli.

 

Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

La ragazza senza nome (2016): Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

 

Dietro l’evento clou, una morte su cui la polizia non sembra farsi troppe domande, c’è un intero spaccato di società in disarmo del terzo millennio, uno di quegli scenari che un film horror dei più truculenti non sarebbe mai capace di rappresentare.

C’è tutta la violenza del mondo nel guscio di un quartiere di periferia, c’è un’umanità nuda, come quel cadavere senza nome, che ora se ne sta nel cimitero degli indigenti, sotto un mucchietto di terra smossa di fresco, e nessuno saprà mai chi è, perché è morta, se è caduta sugli scogli, se qualcuno l’ha uccisa, di chi è figlia, sorella, moglie (madre no, forse, è troppo giovane!).

Jenny arriverà a saperlo, ma non per questo la vedremo risplendere come un’eroina fulgida nel suo manto di stelle.

Jenny indossa un vecchio montgomery su jeans da mercatino rionale, non si trucca e non va dal parrucchiere, di lei non ci sarà bisogno di sapere nulla, famiglia, amori, crepacuori, nulla.

Jenny è un modo di essere, stop.

Quale? E’ il modo di essere di chi non lascia che le cose vadano sempre e comunque per il loro dannato verso.

Senso di responsabilità? Certo, di colpo può accadere di sentirsi responsabili di tutto il male del mondo, ma c’è un repertorio infinito di pretesti, scusanti, ammortizzatori.

E ci assolviamo.

Jenny no. E’ stata lei a non voler aprire la porta, quella sera, non David, figura di spalla a cui i Dardenne danno una caratterizzazione magnifica, intensa, un cameo indimenticabile.

I due fratelli non mollano per un attimo la ragazza, le stanno addosso con la macchina, ma sempre lasciando tra lei e l’obiettivo lo spazio giusto di apparente indifferenza, interi laghi di silenzio, che è il colore del mondo.

Jenny incontra un intero campionario di varia umanità, si sfiorano mentre la vita scorre nella reciproca solitudine di sempre.

Dagli occhi, a tratti, passa qualcosa, ma bisogna esser pronti a coglierla.

E allora ci scappa anche un abbraccio, magari.

Deux jours, une nuit era stato selezionato come candidato belga al premio Oscar 2015 per il miglior film straniero. Cosa succederà stavolta a La fille inconnu?

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Ultimi commenti

  1. millertropico
    di millertropico

    Sai che non sono un tuo fan ma devo riconoscere che scrivi bene . La tua è la migliore recensione che ho letto da queste parti anche se poi alla fine è un'altra che ha raccolto il numero più alto di utilità... Dovremmo cominciiare a domandarci perchè accadono certe cose!!! Io un'idea personale (ma non tanto peregrina me la sono fatta.

    1. yume
      di yume

      Niente di nuovo, millertropico, succedeva, succede e succederà sempre. Perché accade? Per le ragioni più varie e io ho smesso da un pezzo di curarmene, sono battaglie perse in partenza. Grazie

    2. cherubino
      di cherubino

      In effetti, le ragioni per cui una recensione (o un post, o una playlist) possono essere considerati "utili" da qualcuno sono "le più varie ( e di massima, in quanto soggettive, tutte legittime).
      Ma che cosa ha a che vedere ciò con il giudizio sul film? Molti di coloro che danno l'utilità neppure l'hanno ancora visto.
      Io penso che il lettore (colui che sul sito cerca di farsi un'idea del film) sarebbe bene trovasse al primo posto, cioè nella massima evidenza, la più "utile" delle recensioni appartenenti al gruppo delle PIU' CONDIVISE: nel caso specifico , questa, dato che le recensioni che hanno dato del film un giudizio "positivo" sono sei mentre quelle con giudizio "sufficiente" sono solo due.
      Di casi come questo ce ne sono parecchi.

    3. yume
      di yume

      Quella delle utilità, cherubino, è una vexata quaestio sulla quale si è dibattuto per anni senza venirne a capo, sostanzialmente. Ci sono i pro e i contro, secondo me più i contro, ma come ho già detto ho smesso di interessarmene. Scrivo per il piacere di farlo, se le mie cose piacciono tanto meglio, comunque sono lì e può capitare che qualcuno le trovi interessanti. Grazie!

    4. cherubino
      di cherubino

      Ok, non ti interessa (o non ti interessa più).
      La mia modesta proposta non è né PRO né CONTRO. La penso così da tempo anche se credo di non averne mai fatto cenno: ipotizzo solo una semplice variante che mi sembrerebbe opportuna.
      Grazie a te (e anche a millertropico che mi ha dato l'occasione di esporre il mio pensiero).
      E poi, talvolta, da cosa nasce cosa (come è stato per i "commenti brevi"...).
      Saluti.
      Franco

    5. luisasalvi
      di luisasalvi

      Per esempio si potrebbero introdurre due voti, uno di valutazione della recensione, l'altro di utilità, che è un'altra cosa anche se spesso viene confusa con la prima.
      Una recensione che dice cose che pensavo già non mi è affatto utile, ma è il caso in cui più spesso si danno le utilità.
      Se non ho ancora visto il film una recensione mi è utile se me ne presenta le caratteristiche stilistiche, tematiche, sentimentali, drammatiche o umoristiche che mi aiutino a decidere se e quando vedere il film.
      Se l'ho già visto mi è utile se mi fa notare aspetti che mi erano sfuggiti, e soprattutto se dà una valutazione opposta alla mia, perché mi stimola a ripensarci.
      La presenza di due voti diversi aiuterebbe a capire il senso dell'utilità... che non consiste nel sentirsi gratificati dal trovare scritto da altri quello che uno pensa... o nel considerare valido l'altro perché la pensa allo stesso modo... (secondo il livello, basso o alto, di autostima...)

    6. yume
      di yume

      Perfettamente d’accordo

  2. DavideKingInk80
    di DavideKingInk80

    SOTTILE, GARBATO, INCISIVO..COME OGNI LAVORO DEI GRANDI F.LLI DARDENNE.. Complimenti Yume..

    1. yume
      di yume

      Grazie Davide :))

  3. ezio
    di ezio

    l'ho rivisto dopo qualche anno,poi sono andato a rivedermi il commento breve che misi...non ricordavo nemmeno piu' di averlo messo.
    Orbene confermo in pieno il mio parere arretrato,un buon film dei Dardenne che continuo a considerarlo un minore.....non so...mi ha dato fastidio una dottoressa sempre vestita in privato,mai un camice bianco in tutte le sue visite e troppe indagini che la portano a essere una simil poliziotta invece che un medico...comunque e' un puro parere personale,grazie del tuo commento.

    1. yume
      di yume

      Grazie a te ezio, è vero, mai un camice , forse voleva fare la poliziotta nella vita, chissà se avrebbe messo la divisa, in quel caso :)))

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