La recensione su La stanza numero 13

Benevento. All'albergo "Leone d'Oro", durante una piovosa giornata, giunge Marco Torelli (Tino Scotti), un anziano professore di paleografia. Impegnato nello studio di antichi documenti, archiviati nel locale vescovado, l'uomo intende pernottare un paio di giorni, chiedendo di essere alloggiato in una specifica stanza (la n. 13) occupata 50 anni prima, quando era ancora studente. Nel tempo però, per via della superstizione, la camera è stata eliminata, ingrandendo quella adiacente (la n. 14), che fa seguito alla 12. Marco, quando non è impegnato nelle sue ricerche, trascorre il tempo confidando strane allucinazioni notturne vissute nella stanza della pensione, con il proprietario Luigi (Franco Angrisano) e un solo altro vecchio ospite dell'albergo (Gino Maringola), un appassionato giocatore del lotto.

"Nessuno mi vuole bene, perché non ho mai saputo trattenere qualcuno accanto a me. Ho passato la vita studiando, decifrando antiche scritture di gente scomparsa da secoli, dimenticando che la vita passava. La mia vita... l'ho spesa così e un'altra non c'è, per ritornare da capo."

(Marco)

Il secondo episodio della prima stagione de Il fascino dell'insolito è di nuovo basato su un racconto breve di M.R. James (Number 13, contenuto nella prima raccolta dello scrittore, "Ghost Stories of an Antiquary", 1904), ma stavolta ad adattare il testo in sceneggiatura è Emanuele Vacchetto, mentre alla direzione troviamo Paolo Poeti, regista rimasto legato a produzioni destinate al piccolo schermo che ha esordito nel 1976 girando, con lo pseudonimo di Paul Price, un lungometraggio di tutt'altro genere (Inhibition, interpretato da due pornostar: Ilona Staller e Claudine Beccarie). Un solo altro titolo eccentrico, nella sua filmografia da cineasta, ha raggiunto le sale (Ciao nì!, con Renato Zero). Preambolo che, forse, rende conto del perché questo La stanza n. 13 sia anche uno dei mediometraggi meno riusciti della serie. Grottesco nella prima parte, girato approssimativamente in un paio di location (con ambienti estremamente ridotti, che si direbbero essere in realtà set teatrali), con una regia quasi inesistente, l'episodio procede in maniera poco avvincente. Grazie al nostalgico e malinconico tema fatalista - e all'ottima interpretazione di Tino Scotti (1905 - 1984) - La stanza n. 13 merita comunque una visione. Se si esclude l'impostazione ironica (garantita dalla presenza di Franco Angrisano), l'ultima parte è rappresentata da spettri - carichi di rimpianto, rammarico e ricordi - appartenenti al passato, al presente ed al futuro. Invece di sfruttare il soggetto soprannaturale presente nel racconto di James, lo sceneggiatore focalizza la sua attenzione su "corsi e ricorsi" tragicamente umani, attorno a paure e riflessioni sul tempo, sulla vecchiaia, sulla provvisorietà dell'esistenza. Peccato per la presenza, insistita, di un sarcasmo non necessario, incongruente con i più convincenti toni melodrammatici emersi, troppo tardivamente, solo a narrazione ormai avanzata.

La stanza n. 13: Tino Scotti 

Citazioni 

"Credete che alla mia età si possano avere tristi presentimenti?"

(Marco)

"Ephemeros, dicevano i greci. Il giorno è solo un attimo."

(Marco)

"Dì pure che ero morta. Non è mica una vergogna: capita a tutti."

(Assunta)

Il fascino dell'insolito  - La serie completa

STAGIONE 1 (1980)

- 1. La mezzatinta

- 2. La stanza n. 13

- 3. Piccolo assassino

- 4. Veglia al morto

- 5. Miriam

STAGIONE 2 (1981)

- 1. La strada al chiaro di luna 

- 2. La casa della follia

- 3. Impostore 

STAGIONE 3 (1982)

- 1. La tortura della speranza

- 2. La scoperta di Morniel Mataway 

- 3. Vampirismus

- 4. La cosa sulla soglia 

- 5. La specialità della casa

- 6. Castigo senza delitto 

"Ci si ricorda della vecchiaia soltanto quando ci tocca personalmente con le sue ali fragili e bianche. Ci troviamo in quella solitudine che prima abbiamo procurato."

(Luca Goldoni)

La stanza n. 13 (Paolo Poeti, 1980)

F.P. 01/04/2023 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 51'38")