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Resident Evil: The Final Chapter

Regia di Paul W.S. Anderson vedi scheda film

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John Nada

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Resident Evil: The Final Chapter

di John Nada
5 stelle

"Resident Evil The Final Chapter",
Paul W.S. Anderson, 2016, [Usa/Germania/Australia/Canada/G.B.], Horror-fantascienza-azione.

 

La serie “Resident Evil” ha sempre prosperato su un'idea di horror sì violento, ma pur sempre per le masse, e quindi la violenza in “Resident Evil:The Final Chapter” non è mai nemmeno lontanamente una frustata gore come quelle romeriane di cui la saga è tanto debitrice fin dai primordi, e in tutti i sensi, ma anche dai colpi di frusta per cui“Salvate il Soldato Ryan” o “300” di Zack Snyder risultano ancora oggi molto più disturbanti sotto il profilo dell’invenzione grafica della violenza. Le ferite da arma da taglio o spiaccicamento, in “Resident Evil” sono sempre facili da infliggere come se le lame penetrassero nel burro invece che nei corpi, e le decapitazioni sono la norma. Un laser affetta un paio di dita, sempre in linea con i supposti standard gore, del film.
La nostra amata eroina Alice (la bella e indomabile Milla Jovovich) è di nuovo sul sentiero di guerra, eliminando tutto e chiunque, si trovi sulla sua strada.
Alice sopravvive nella prima parte del film a due orribili incidenti stradali orribili senza nemmeno indossare la cintura di sicurezza, e tutto quelloche le rimane è un piccolo graffio sulla guancia, portato con sé come un distintivo rosso del coraggio per il resto del film. Alice è come una Rambo donna: fredda e indurita dalle tante battaglie.
Inoltre, non riesce a ricordare molto della sua vita prima di 15 anni fa, quando la Umbrella Corp ha diffuso il virus zombesco.
Il montaggio è viziosamente veloce, e questo non mancherà di mantenere gli spettatori abbastanza sull’orlo delle loro poltroncine, non dando mai letteralmente un attimo per riprendere fiato. È come se lo sceneggiatore e regista Paul W.S. Anderson si fosse qui addirittura più che mai, affidato ad una missione contundente del suo cinema.
Per la sua avventura finale, Alice ha 48 ore per arrivare all’alveare in una devastata Raccoon City, prima che la Umbrella Corp si liberi degli ultimi sopravvissuti umani. Il suo orologio digitale la informa, e comodamente anche gli spettatori, circa il tempo rimasto prima l’Armageddon si scateni sulla Terra.
Alice (Milla Jovovich) è dunque in fuga, ancora una volta.
La sua motivazione è quella di trovare un anti-virus per via aerea che uccida tutti gli infetti e gli zombie, tra cui lei stessa. Ed è disposta ad andare fino in fondo per salvare l'umanità.
La sua nemesi è il dottor Isaacs (Iain Glen di “Game of Thrones”), che credeva di avere già ucciso nell’ ultimo film, ma è tornato a tormentarla e a fornire un decente cattivo che si opponga alla sua missione per salvare il mondo. Il Dr Isaacs, come la maggior parte dei malvagi del cinema, non apprezza le sfide alla sua autorità, rimuovendole con alacrità.
Egli è spesso visto circondato da ondeggianti crocifissi; In una scena, tiene le proprie pistole insieme ad una collezione di crocifissi, in un armadietto. Questo può aiutare gli spettatori a decifrare la sua motivazione per voler eliminare l'umanità. Ancora una volta, il suo contorto ragionamento cristiano non è una cosa nuova che pervade i cattivi nei film.
Quella di introdursi in strutture altamente sorvegliate, è una sorta di pappa e ciccia per i film d’azione, e nove volte su 10, i protagonisti che intraprendono l’iniziativa, hanno successo.
Alice è aiutata da un gruppo di canaglie combattenti, tra cui le ovviamente stupende Abigail (Ruby Rose), e Claire (Ali Larter),
Christian (William Levy), Doc (Eoin Macken) e l’unico personaggio di colore Michael (Fraser James). Sono lì per fornire foraggio e distruggere la politica di sterminio della Umbrella Corp.
Verso la fine, c’è una notevole torsione per quanto riguarda il personaggio di Alice, che è simile a quella di “Morgan” (2016).
(Spoiler avanti).
Osservo due temi presenti in questo film. Il primo è per quanto riguarda l'identità di Alice. "Io so chi sono", dice il dottor Isaacs. Gli spettatori si renderanno conto che i ricordi giocano un ruolo vitale negli esseri umani per la loro identità e coscienza di sè.
Il secondo tema è il ragionamento da parte della Umbrella Corp per scatenare il caos sul mondo. L'azienda, sedotta dall’avidità e dal potere, pianifica un diluvio biblico che spazzerà via l'umanità, dopo il quale solamente i ricchi aumenteranno la loro ricchezza. "Siamo in grado di riavviare il nostro mondo a nostra immagine", spiega Isaacs.
Nel 2012 (e nel 2009), il ricco pagava già somme aberranti per rimanere sull’Arca di Noè della sopravvivenza a catastrofi naturali gigantesche.
“Resident Evil: The Final Chapter” si svolge alla velocità di un fulmine, e tutti gli spettatori si sentono alla fine come se la calma fosse finalmente sopraggiunta, dopo la tempesta. Tranne per dei graffi sulla guancia, a testimoniare ciò che è stato passato.

 

Enrico Bulleri

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